Claire Williams ci va giù piatta e accusa il sistema F1 di sessismo, imputandogli la colpa delle difficoltà riscontrate dal team negli ultimi anni.
E pensare che quando qualche anno fa avevamo avuto il privilegio di intervistarla davanti ai lussuosi yatch di Montecarlo ci aveva detto di non ritenere il Circus un ambiente particolarmente maschilista, ma evidentemente da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, o comunque in maniera sufficiente da farle cambiare idea.
Da quando ha ereditato le redini della scuderia di Grove dalle mani di papà Frank, la 43enne è stata testimone di un naufragio probabilmente senza precedenti per il suo team. Ogni stagione un gradino più indietro. Costretta ad ingaggiare perlopiù piloti con il papà ricco, la squadra britannica fondata nel 1976 è precipitata in uno stato di precaria competitività e caccia costante ai denari.
Ultimissima al termine del mondiale 2019 con la sola soddisfazione di aver creato la vettura più affidabile del lotto, al Montmelo ha dimostrato di non essere stato in grado di intraprendere la strada del risveglio. Una condizione, questa, che secondo Claire sarebbe dovuta al sessismo che ha invaso la pit lane.
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“Molti imputano al mio essere donna la nostra mancanza di successo”, ha dichiarato all’agenzia di stampa PA. “Secondo alcuni addirittura la situazione è peggiorata da quando ho avuto un figlio. Assurdo. Perché se una persona gestisce una scuderia di F1 non può diventare genitore? Questo è un atteggiamento antiquato. Io lavoro 7 giorni su 7 tutto l’anno e se non portassi il mio bambino con me in alcune gare non lo vedrei mai. Ebbene. Vengo criticata anche per questo. Mi dicono che così non si vince”.
“Non posso neppure camminare nel paddock con il passeggino. Devo nascondere di essere madre”, ha concluso il suo attacco ribadendo come i risultati in pista non abbiano nulla a che vedere con la sua condizione.
Chiara Rainis