L’ex patron della Formula 1, Bernie Ecclestone, sta con Mercedes e Red Bull nella controversia che le oppone alla Ferrari e alla Federazione internazionale
Sullo scandalo che in questi giorni sta contrapponendo la Ferrari e la Federazione internazionale dell’automobile, da una parte, e sette team avversari capitanati da Mercedes e Red Bull, dall’altra, interviene a gamba tesa anche Bernie Ecclestone. E lo fa per lanciare un’accusa nemmeno troppo velata all’indirizzo di Maranello.
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L’ex patron della Formula 1, che da tempo non nasconde il suo dente avvelenato nei confronti dei nuovi vertici che lo hanno sostituito all’organizzazione del Mondiale a quattro ruote, stavolta se la prende infatti anche con il Cavallino rampante. Al centro delle polemiche resta sempre quel famigerato accordo confidenziale che la Rossa ha sottoscritto insieme alla Federazione, chiudendo così pari e patta le inchieste sulle presunte irregolarità dei suoi motori 2019.
Ecco, secondo Ecclestone lo stesso fatto che la Scuderia abbia accettato di scendere a patti con i federali equivale praticamente ad una dichiarazione di colpevolezza: “I team devono fare causa alla Fia”, ha dichiarato Bernie ai microfoni del sito specializzato F1 Insider. “Ci sono in ballo milioni di premi che credo gli debbano essere restituiti, perché se li meritino. Perché, se la Ferrari era pulita e innocente, perché avrebbe dovuto accordarsi con Jean Todt. Questo fatto mi suona come una confessione”.
L’ex numero uno del circus, insomma, sta con i dissidenti. E rincara la dose, aggiungendo che se al timone del campionato ci fosse stato ancora lui avrebbe gestito questa controversia in modo ben diverso: “Ai miei tempi si sono spesso stati degli incendi e io, come se fossi un grande pompiere, li dovevo spegnere”, ricorda Mr E. “Ma a quell’epoca si riusciva sempre a trovare un consenso comune tra le squadre, la Fia e me. Oggi credo che sia troppo tardi per riuscirci”.
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