Prosegue la polemica attorno al caso Ferrari. Ora nel mirino dei 7 team ci sarebbe il comportamento dubbio del Presidente della FIA Todt.
Mentre la F1 non sa neppure se potrà cominciare a gareggiare per la stagione 2020, negli uffici di Federazione e scuderie sta accadendo il finimondo.
Per chi non avesse seguito la vicenda, sette delle squadre impegnate nel campionato si sono appellate formalmente ai federali per avere chiarimenti a proposito del documento reso pubblico nei giorni scorsi dalla FIA stessa in cui si parla di un accordo sottobanco preso con la Rossa a riguardo della presunta irregolarità del motore della SF90 a partire da metà del 2019.
Adesso però la questione, già oscura e per nulla edificante, soprattutto alla luce dell’ammonizione inflitta ai team in questione soltanto per aver chiesto lumi, ha preso una piega ancora più torva. In pratica a giostrare ogni movimento dell’organo che in teoria dovrebbe essere terzo, ci sarebbe stato il capo supremo Jean Todt il quale, legato a Maranello non tanto per i suoi trascorsi da direttore della Gestione Sportiva, quanto per la presenza del figlio Nicolas nel management di Charles Leclerc, avrebbe fatto di tutto per insabbiare l’indagine, decidendo altresì di non procedere a regolare processo.
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Sebbene siano emersi solamente ora, in realtà questi fatti ci portano indietro al GP di Abu Dhabi del fine novembre scorso quando una lettera della Federazione dissuase gli avvocati delle parti in causa a proseguire nel loro intento. Come riportato da La Gazzetta dello Sport l’incontro in pista si risolse infatti con l’assicurazione che sarebbe stata effettuata un’inchiesta con tutti i crismi e che non sarebbe stata esclusa una punizione esemplare per Maranello.
Ma perché le scuderie sono così inferocite oggi? Semplice. A loro avviso i federali non si sarebbero mossi fino al momento della prescrizione così da inibire qualunque tipo di protesta, inoltre, avrebbe cambiato le regole del codice sportivo internazionale in modo da non poter essere ritenuti responsabili per i propri atti.
Per chiudere, in sintesi, tutto questo caos sarebbe stato provocato dalla volontà di non arrecare danni economici e di immagine alla Ferrari.
Chiara Rainis