Il patron della F1, Chase Carey, deve suo malgrado cancellare il GP d’Australia, ma non annulla (ancora) quello in Bahrein. Eppure incombe lo stop
“Se fosse stata solo una questione di soldi non avremmo preso questa decisione”. Chase Carey, il patron della Formula 1, si difende così dalle accuse di aver insistito a mandare avanti il carrozzone del Mondiale come se nulla fosse, mentre nel mondo scoppiava l’emergenza coronavirus, solo per salvaguardare gli interessi economici del proprio gruppo Liberty Media.
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L’impressione, però, è che la scelta, peraltro tardiva, di cancellare il Gran Premio d’Australia a Melbourne sia giunta semmai per costrizione, più che per reale convinzione. Carey è giunto nel paddock dell’Albert Park nella mattinata australiana di venerdì e si è trovato davanti una situazione ormai già del tutto compromessa, con un caso di contagio confermato nel team McLaren, che per questo motivo aveva scelto autonomamente di ritirarsi.
Di fronte a questo scenario, l’amministratore delegato di Liberty non ha potuto fare altro che trarne le inevitabili conseguenze: “Realisticamente”, commenta, “direi che la situazione è fluida. Guardate come è cambiata negli ultimi cinque giorni”. Ma Carey non si rassegna ancora a cancellare anche le prossime gare: “Cercare di prevedere il futuro a lungo termine penso sia irrealistico, non si possono fare piani”, risponde. “Per ora abbiamo gestito il problema per l’Australia, poi nei prossimi giorni ci occuperemo delle gare imminenti in Bahrein e Vietnam. Credo che dobbiamo andare avanti come stiamo facendo, consultando tutti gli esperti mondiali”.
Ma i margini per non sospendere del tutto il campionato 2020 di Formula 1 sembrano ormai strettissimi. Anche senza contare il fatto che i circa mille addetti ai lavori del paddock potrebbero essere messi in quarantena per due settimane, perché entrati a contatto con il caso di positività alla McLaren, l’ipotesi di disputare a porte chiuse il Gran Premio del Bahrein, come originariamente previsto, sembra impraticabile.
“Credo che sia fuori questione correre la prossima settimana”, conferma il team principal della Red Bull, Christian Horner. Pare ormai inevitabile anche la cancellazione della successiva tappa in Vietnam, ma anche i primi eventi della stagione europea rischiano seriamente di fare la stessa fine. Il governo dell’Olanda, dove si sarebbe dovuto tenere il Gran Premio di Zandvoort, ha annunciato lo stop a tutti gli eventi sportivi che coinvolgono più di cento persone.
Stando alle voci circolate nel paddock, Liberty Media e la Fia avrebbero sostanzialmente riconosciuto che il calendario è ora congelato fino al 7 giugno. Lo ha rivelato il plenipotenziario della Red Bull, Helmut Marko, che ha aggiunto che le ferie di agosto potrebbero essere cancellate per permettere di recuperare qualche gara.
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