Giorni di paura per l’omonimo papà di Danilo Petrucci, che ha manifestato sintomi sospetti: fortunatamente scongiurato il contagio da coronavirus
“Cosa succederà? È la domanda che mi pongo spesso in questi giorni a casa dei miei a Terni”. Così Danilo Petrucci racconta il periodo di quarantena da coronavirus, che ha deciso di trascorrere insieme alla sua famiglia di origine, lasciando momentaneamente la nuova casa dove si è trasferito in Emilia Romagna.
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Un periodo che ha riservato anche momenti di grande preoccupazione, in particolare per via del timore che anche suo padre avesse contratto il virus. Fortunatamente, malgrado i sintomi sospetti, gli esami hanno scongiurato il contagio: “Una settimana fa papà è stato male: febbre, tosse…”, racconta ai microfoni della Gazzetta dello Sport. “In ospedale gli hanno fatto il tampone, per fortuna negativo e ora, mentre scrivo, Danilone è in giardino a tagliare l’erba”.
Danilone Petrucci, così chiamato per distinguerlo dall’omonimo figlio Danilo, è anche lui una presenza nota nel paddock del Motomondiale, fin dagli anni ’90, quando guidò il camion di Loris Capirossi per il team Pileri. La notizia della sua negatività al virus è dunque stata accolta con grande sollievo non solo in famiglia, ma da tutto il mondo delle due ruote.
Danilo Petrucci ai tempi della quarantena
Petrucci figlio, con più tranquillità, può dunque affrontare questi giorni che mancano di isolamento: “Come tutti, anche io so quello che succede informandomi su internet, leggendo i giornali, cercando di scremare le informazioni, provando a evitare le fake news”, spiega. “E cercando di allenarmi come posso: gli ultimi giorni ho preso la mountain bike e sono andato su per le colline da solo. Mi sto organizzando una palestra in casa, moto purtroppo non se ne può fare. Il decreto permette agli atleti professionisti, olimpici e di interesse nazionale di allenarsi, avessi una pista da cross privata potrei girare, anche se non sarebbe il massimo dell’esempio. Ho anche approfittato di questo tempo a riposo per recuperare da vecchi acciacchi: la spalla, la coscia…”.
Ovviamente la nostalgia della Desmosedici si fa sentire: “Mi manca proprio la MIA moto, non so quando guiderò la Ducati n. 9. Quando la domenica prima del Qatar mi hanno detto che non si sarebbe corso ho provato un senso di vuoto e tristezza. E psicologicamente ho faticato tutta la settimana, poca concentrazione e voglia di far qualcosa. Come uno che si prepara tantissimo per mesi e all’improvviso ti dicono che è tutto uno scherzo. Però nei test mi sono tolto una soddisfazione: sono il solo che ha fatto di fila i 22 giri di gara. Io il mio GP l’ho corso, l’ho vinto e sono arrivato ultimo. Ma la moto di questi tempi passa in secondo piano”.
Danilo Petrucci si dimostra molto consapevole della situazione complessiva che sta vivendo il nostro Paese: “Sono molto preoccupato soprattutto per la situazione al Nord Italia. Enrico Crippa, il mio assistente, abita al centro della zona rossa e lì è tosta. Quando tutto finirà sarà una botta a livello economico, come a impatto civico: sarà peggio dell’11 settembre quando riprenderemo a girare. In questi giorni vedo la gente cantare sui balconi, questo disastro ha fatto trovare un senso di unità che però io vorrei vedere anche tra quei politici che litigano sempre. Ci si dovrebbe ricordare che non siamo di destra o di sinistra, ma italiani. C’è gente che muore, gente che fallirà, è un casino enorme. Come Italia ci siamo presi per primi questa batosta e speriamo di uscirne prima. Ma alcune cose non mi tornano: la Russia non dice cosa succede da lei e intanto litiga con l’Arabia Saudita per il petrolio, ho paura che questa cosa sia usata per fare speculazione. E intanto penso sempre alla moto. Speriamo di tornare per il Mugello”.