La Ferrari ha fermato le sue fabbriche fino al 27 marzo per coronavirus. Intanto, però, le squadre avversarie come Mercedes e Red Bull restano aperte
Doveva essere proprio la Ferrari ad opporsi alla chiusura delle fabbriche di Formula 1, nella speranza di sfruttare questo provvisorio stop ai Gran Premi per portare avanti il lavoro di sviluppo sulla SF1000 e risolverne i problemi emersi dai test invernali. Almeno, questo era il progetto iniziale della Rossa.
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Invece, il precipitare della pandemia di coronavirus in Italia, e la presenza di Maranello proprio all’interno della zona rossa, ha costretto nei giorni scorsi il Cavallino rampante ad interrompere momentaneamente, fino al prossimo 27 marzo, le attività di produzione sia per quanto riguarda la Scuderia di F1 che le vetture stradali.
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Mercedes e Red Bull vanno avanti
Una decisione che non è stata presa, però, almeno per il momento, da tutti i team avversari. Un portavoce della Mercedes ha confermato che le sue sedi inglesi di Brackley, dove si realizzano i telai, e Brixworth, dove si costruiscono i motori, sono perfettamente operative: “Ci adeguiamo alle linee guida del governo britannico”, ha dichiarato ai microfoni della rivista specializzata austriaca Speed Week. “Non abbiamo registrato casi né a Brixworth né a Brackley”.
Smentita, dunque, l’indiscrezione circolata nei giorni scorsi secondo la quale proprio nella fabbrica di Brixworth sarebbe stato confermato il contagio di un meccanico. Tutto procede regolarmente anche alla Red Bull: “Attualmente possiamo continuare a lavorare in Inghilterra”, ha confermato il plenipotenziario Helmut Marko alla rivista specializzata tedesca Auto Bild. “Immagino che tutte le squadre con sede in Inghilterra andranno avanti a pieno ritmo, tranne la McLaren”.
La squadra di Woking è infatti l’unica che ha, al momento, un caso di coronavirus confermato tra i suoi uomini. L’altro contagiato ufficiale nel paddock della Formula 1 è invece un dipendente della Pirelli. L’unica misura precauzionale decisa dalle squadre, per minimizzare il rischio d’infezione, è stata quella di isolare in quarantena per due settimane il personale di ritorno da Melbourne, dove si sarebbe dovuto svolgere il Gran Premio d’Australia poi cancellato.