Oscar Haro parla del decesso di suo padre dopo essere stato colpito da Coronavirus. “Aveva bisogno di un respiratore, gli è stato negato”.
L’emergenza Coronavirus ha fatto la prima vittima anche nel mondo del paddock. Oscar Haro, direttore tecnico del team LCR Honda, ha perso il padre qualche giorno fa, mentre la madre resta in isolamento domiciliare, anche lei affetta da Coronavirus. La Spagna, dopo l’Italia, è una delle nazioni più martoriate dalla pandemia con quasi 30mila casi e 1.813 morti in pochi giorni.
Oscar Haro ha pubblicato un video sui social e postato un messaggio al suo governo. “Nessuno dovrebbe morire da solo, mio padre ha iniziato a lavorare a 14 anni fino a 65, non ha mai chiesto nulla, mercoledì aveva bisogno di un respiratore per evitare di morire e gli è stato negato. Il suo medico (persona straordinaria e professionista) mi ha chiamato in lacrime per chiedermi il permesso di lasciarlo morire. Questa è la Spagna che abbiamo”.
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La tragedia Coronavirus in Spagna
Il tecnico spagnolo parla di una generazione che piano piano si sta decimando. “Questa generazione è stata quella che ha costruito questo Paese, le strade, l’agricoltura, lavorando 14 ore al giorno, uscendo da un dopoguerra… E li lasciamo morire. Mia madre è ancora rinchiusa in casa, non posso abbracciarla, baciarla, confortarla, è risultata positiva e non vuole tornare in ospedale perché ha paura che la lascino morire. Chi ci governa? Ho dovuto firmare una conferma di infezione per portare i miei genitori al pronto soccorso perché non c’erano ambulanze e la vita dei miei genitori stava andando via mentre aspettavano di morire al Centro Sanitario”.
La speranza di Oscar Haro è che non debbano morire altre persone in maniera così indegna. “Spero solo che non muoiano più persone, che nessuno soffra quello che ho sofferto io e che ci sia un PRIMA e un DOPO in tutto questo. Abbiamo il migliore Paese del mondo e lo stiamo lasciando morire, non voglio cercare i colpevoli, sappiamo tutti cosa stiamo facendo, voglio solo che la mia figlia cresca in un paese con gli stessi valori di quelle persone che lasciamo morire”.