Per compensare il calo degli introiti dovuto allo stop dei GP, i team di Formula 1 valutano l’introduzione della cassa integrazione, pure per i piloti
È in arrivo la cassa integrazione nei team di Formula 1: un programma che consentirà alle squadre di proteggere la loro economia e la loro forza lavoro anche in questo periodo di pandemia globale di coronavirus. Questo è l’annuncio che ha fatto Carlos Sainz senior, leggenda dei rally e della Dakar e padre dell’omonimo pilota della McLaren.
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“Credo che sarà imminente”, ha dichiarato ai microfoni di radio Cadena Ser. Sainz ha parlato nello specifico di un programma che in spagnolo si chiama “Expediente de Regulación de Empleo Temporal”, che sta già entrando in vigore anche nel mondo del calcio professionistico e che prevede che i dipendenti possano essere messi a riposo per poi tornare a lavorare quando riprenderanno le normali attività.
“Credo che domani arriveranno notizie”, spiega il pilota iberico. “In Formula 1 lavorano molte persone e, se non ci sono gare, non ci sono introiti. I budget dei team si aggirano tra i 200 e i 250 milioni di euro all’anno, quindi le perdite potrebbero essere ingenti. Credo che cambierà qualcosa, perché non si possono permettere di stare semplicemente seduti a guardare”.
Questa ridefinizione degli accordi di lavoro e, dunque, degli stipendi dovrebbe riguardare anche i dipendenti più pagati in assoluto delle scuderie, ovvero i piloti. Nel paddock c’è chi ha avanzato la proposta di un taglio ai maxi ingaggi delle star del volante, come hanno accettato di fare appunto alcuni calciatori di squadre di alto livello come la Juventus.
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Ma c’è anche un’altra ipotesi sul tavolo: “Tutti insieme potrebbero decidere di congelare la situazione, di mantenere lo status quo”, ha spiegato alla Gazzetta dello Sport Enrico Zanarini, manager tra gli altri di Antonio Giovinazzi. Si tratterebbe, insomma, di spalmare i pagamenti già previsti dagli attuali contratti anche sulla prossima stagione, prolungando in automatico gli accordi che sono in scadenza a fine anno.
“Storicamente non è un modo di agire nelle corde della Formula 1”, ammette Zanarini, “ma intanto parliamo di una mentalità che sta cambiando, e poi qui siamo di fronte a un problema senza precedenti. Sarebbe buonsenso. Per i team, specie per i più piccoli, in queste settimane ci sono già troppe variabili incerte da andare ad aggiungerne un’altra”.
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