Daniel Ricciardo non nasconde i propri timori per aver disputato i test invernali al Montmelo in mezzo a tante persone malate.
Ebbene sì, anche il sempre sorridente australiano ha ceduto allo spavento da Coronavirus. Commentando una F1 al momento immobile, alla finestra, in attesa di capire dove andare e cosa fare, il driver della Renault ha manifestato tutti i propri dubbi sulla condotta tenuta da Liberty Media in occasione del GP di Melbourne quando, sorda e cieca davanti ad un mondo dello sport che si stava progressivamente fermando ha insistito a proseguire, finché non è giunta dall’Europa la chiamata, a quanto pare decisiva per la sospensione delle attività, del boss Daimler Kallenius.
“Per me la situazione non poteva essere vista che in un solo modo. Quello dell’Australia è un fine settimana moto intenso e caotico”, ha confidato al quotidiano locale The Age. “Al virus non pensavo, ma dentro di me ero preoccupato, stavamo giocando col fuoco”.
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Al di là del pericolo corso all’Albert Park, il 30enne ha evidenziato con preoccupazione come anche al Montmelo il rischio di contagio fosse alto pur senza che nessuno lo sapesse.
“Inizi a pensare a dove ti trovavi, con chi avevi parlato, chi avevi incontrato. Siamo diventati un po’ paranoici. Ai test in Spagna non c’era alcuna restrizione e in quel periodo dell’anno tutti nei Paesi europei hanno almeno un raffreddore. La testa inizia a fare tante riflessioni”, ha buttato lì ipotizzando come qualcuno nel paddock iberico potesse avere già le avvisaglie del COVID-19.
Ansie a parte Daniel ha promosso la decisione dell’ente proprietario della F1 di interrompere sul nascere il fine settimana di gara agli Antipodi, anche se facendo il confronto con altre discipline, NBA su tutte, ne ha evidenziato la scarsa tempestività.
Chiara Rainis