La questione budget cap continua a tenere banco in F1. Il motivo del contendere è l’abbassamento a 100 milioni di euro, ma i big non ci stanno.
Si è discusso di parecchi temi nella videoconferenza che si è svolta martedì pomeriggio e che ha visto confrontarsi FIA, Liberty Media e scuderie. Di soldi innanzitutto, e come facilmente prevedibile, non è mancata la polemica. Nel pieno rispetto delle indiscrezioni è stato proposto l’abbassamento del tetto di spesa rispetto ai 175 milioni di euro fissati in precedenza. E qui apriti cielo. Se nel globale pare esserci stata l’unanimità per la riduzione a 150 milioni, Mercedes, Ferrari e Red Bull avrebbero risposto con un due di picche alle richieste delle squadre minori di un ulteriore ribasso, adducendo come motivazione il timore di dover licenziare parecchio personale. Ma non solo. Coloro che essendo costruttori sono obbligati a sostenere dei costi di ricerca e sviluppo hanno reclamato a gran voce la necessità di poter usufruire di una somma più cospicua di quella spettante a chi acquista motore, sospensioni e cambio.
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Anche in questo caso, dunque, i soldi hanno rappresentato un intoppo, il che significa che la questione rimarrà in sospeso ancora per un po’.
Meno divisivo invece è stato il problema dello sviluppo delle monoposto. Come già esposto in precedenti articoli, tutte le equipe hanno da subito condiviso il bisogno di congelare le vetture tra il 2020 e il 2021 in modo da ridurre in maniera drastica gli investimenti. Addirittura nel corso della discussione di ieri l’intero gruppo si è proclamato favorevole ad un aumento delle componenti da bloccare facendo emergere tra le possibili soluzioni quella di riportare in auge il sistema di token, per la verità fallito nel 2017. Ora resta soltanto da capire cosa ne sarà della proposta e nel caso quale sarà il numero di parti interessate dal provvedimento.
Chiara Rainis