Mattia Binotto ha risposto alla provocazione lanciata dal boss della McLaren Zak Brown secondo cui la Ferrari vorrebbe far sparire la F1.
Prosegue la querelle relativa al tetto di spesa ulteriore a quello già in precedenza stabilito che fissava la cifra a 175 milioni di euro. Come noto i piccoli team, impauriti dall’evidente pericolo di andare in fallimento a causa dello stop forzato dell’attività in pista e la conseguente diminuzione degli introiti, hanno fatto richiesta formale di abbassare la somma a 100 milioni, ma due scuderie, nella fattispecie la Rossa e la Red Bull si sarebbero opposte portando avanti i propri interessi.
In occasione della videoconferenza di lunedì scorso la FIA e buona parte delle scuderie avrebbero convenuto la necessità di ridurre il budget cap e davanti alla resistenza dei big sarebbe partita la polemica, poi deflagrata con le pungenti affermazioni del CEO di Woking.
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Interrogato sul caso da Sky Sports Uk il capo del Cavallino ha cercato di spiegare il perché all’opposizione rispetto alla domanda di aiuto dei più “piccoli”. “Quando si discute non bisogna dimenticare che alcuni di noi dispongono di strutture e assett diversi”, ha argomentato. “La Ferrari, come altre Case è un costruttore. Progettiamo, sviluppiamo, omologhiamo e produciamo ogni singolo componente della vettura a differenza dei clienti che acquistano da noi delle parti. Loro non hanno bisogno delle stesse cose di cui necessitiamo noi. Ciò significa che quando si parla di certi argomenti non andrebbero dimenticate le differenti situazioni in cui ci troviamo. E’ fondamentale trovare un terreno comune che però accontenti tutti”, ha sottolineato.
Per concludere Binotto ha poi avanzato una controproposta interessante. Porre un limite di spesa diverso a seconda dello status dell’equipe così da non scontentare nessuno.
Chiara Rainis
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