Stefan Bradl, collaudatore Honda, parla della situazione personale e dei piloti in piena emergenza Coronavirus: “Siamo senza entrate”.
Il collaudatore della Honda Stefan Bradl racconta della sua vita ai tempi dell’epidemia di Coronavirus. L’ultima uscita ufficiale sulla RC213V l’ha fatta a febbraio durante lo shakedown in Malesia. Avrebbe dovuto tenere un test privato a Jerez de la Frontera dal 18 al 20 marzo, ma l’emergenza sanitaria ha costretto ad annullare l’evento, cui avrebbero dovuto partecipare anche Aprilia, Suzuki e KTM. Con tanto di autodromo chiuso a partire dal 13 marzo.
Resta tutto in alto mare anche il lavoro dei collaudatori, dal momento che i divieti di viaggio e le chiusure delle frontiere rendono impossibile spostarsi sui tracciati, compresi quelli in Giappone. In Germania si contano 3.500 morti su un totale di oltre 132mila casi di contagio da Covid-19, il trend pare in calo, ma il governo sta attuando ogni misura per scongiurare una seconda ondata. “Sì, la situazione è sulla buona strada. Ma la vita è cambiata. Le persone indossano guanti e maschere, devi seguire le regole della distanza, alla cassa del supermercato hai un pannello di plexiglass. Ora bisogna abituarsi. Non voglio che sia permanente. Posso capire che queste misure sono ora necessarie. Ma non credo che la rinuncia a una stretta di mano per salutare le persone prevarrà a lungo termine. Perché quello è un rituale che è stato stabilito con noi per secoli – ha detto Stefan Bradl a Speedweek.com -. Non mi sono mai lavato le mani per 20 secondi in vita mia. Normalmente non abbiamo molto tempo”.
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Si vive sempre attaccati alle notizie dei Tg, cambia il lavoro, compreso quello di commentatore televisivo per ServusTV: “Le restrizioni riguardano anche me. Ma per fortuna, l’impatto finanziario non è poi così grave, grazie a Dio. Ma per me, come tutti i miei colleghi di corsa, la domanda è quanto tempo ci vuole per poter intervenire attivamente nello sport. Naturalmente, a tutti noi attualmente mancano le entrate”.