Per Daniel Ricciardo Jules Bianchi è stato uno dei grandi talenti della F1. Il francese però, non fece in tempo a dimostrarlo a causa della prematura scomparsa.
Per la prima “puntata” del suo personale diario Twitter l’istrionico 30enne della Renault ha voluto indicare tre nomi di avversari dalle notevoli capacità, ma per sfortuna o vicissitudini varie impossibilitati a raccogliere quanto avrebbero meritato. Uno di questi è il driver di Nizza, deceduto dopo nove mesi di coma seguito all’incidente di Suzuka del 5 ottobre 2014.
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“Non è che sia stato sottovalutato, ma non avendo fatto in tempo a misurarsi su un’auto di livello, la gente non ha potuto apprezzare quanto fosse forte”, scrive l’australiano. “Basti ricordare la sua performance a Montecarlo. Riuscì a portare la Marussia per la prima volta a punti. E il Principato è un po’ come Macao. Si ottengono risultati solo per merito”.
Come detto la pioggia giapponese scrisse un finale decisamente tragico alla storia del transalpino, allora appena 25enne.
“La cosa più triste è che se non ci fosse stato il crash ora Jules sarebbe in un top team e avrebbe certamente vinto delle gare”, ha aggiunto facendo poi partire il paragone con Leclerc, suo erede putativo. “Charles sta continuando quanto si interruppe con Bianchi”, ha quindi considerato Ricciardo. “E’ come una sorta di sua versione posticipata”.
Con lui protagonista nelle categorie minori Daniel ha quindi ricordato il suo rapporto con Bianchi. “Eravamo assieme nei kart e lui era quello talentuoso. Lo incontrai per la prima volta alla base di Formula Medicine a Viareggio e tutti, anche coloro che avevano 17 anni come lui lo trattavano già da pilota di F1. Pian piano diventammo amici e presto, ancora prima di arrivare in Europa sapevo già quello che aveva fatto”.
Chiara Rainis