In vista della partenza del mondiale il prossimo luglio, la F1 sta cominciando ad organizzare il paddock da emergenza Coronavirus.
Fan sugli spalti e passeggiata tra ai motorhome affollata di personale al seguito delle squadre e giornalisti addio. Almeno per i primi GP della stagione che dovrebbe scattare il prossimo 5 luglio da Spielberg, i circuiti saranno semi-deserti, o comunque popolati soltanto dai membri strettamente necessari delle scuderie e ovviamente dai piloti, ivi compresi, ovviamente, quelli delle categorie di supporto. Ad anticiparlo è stato il CEO di Liberty Media Chase Carey il quale ha confermato di essere al lavoro per di far sì che tutto possa riprendere senza grossi scossi in estate. Ciò significa che dovrà essere mantenuto il distanziamento sociale e tutti dovranno indossare la mascherina.
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Secondo quanto dichiarato dal CEO della McLaren Zak Brown non dovrebbero esserci problemi neppure per l’Inghilterra. Secondo quanto affermato a BBC Radio 4 “l’evento dovrebbe tenersi nella data prevista (ndr. il 19 luglio) ma non alla presenza del pubblico”. Per il manager americano con ogni probabilità si disputeranno più round su uno stesso tracciato così da avere un calendario più pieno e perlopiù in Europa, in modo da non necessitare di grossi spostamenti.
Meno ottimista rispetto all’omologo di Woking e del talent scout della Red Bull Helmut Marko, che a suo tempo aveva addirittura proposto la creazione di un Corona Camp per far infettare i suoi driver e renderli immuni, si è invece professato Toto Wolff, che parlando a Deep Dives ha segnalato come si viaggi nell’ignoto.
“Il mio Paese, l’Austria, ha subito adottato il lockdown e a tre settimane di distanza i numeri del contagio sono scesi, per cui il governo sta pensando pian piano di riaprire le attività. In Svezia, invece hanno adottato una strategia differente e con solo pochi accorgimenti. Nessuno sa davvero come muoversi”, ha sostenuto allarmato.
Chiara Rainis