Il direttore tecnico James Allison racconta i momenti difficili, personali e professionali, del suo passaggio dalla Ferrari alla Mercedes
“Mi sono sentito intimidito e ansioso”. Questi i sentimenti che James Allison confessa di aver provato nel 2017, quando accettò l’offerta per diventare nuovo direttore tecnico della Mercedes dopo l’addio del suo predecessore Paddy Lowe, passato alla Williams.
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Allison aveva lasciato, l’anno precedente, il medesimo incarico alla Ferrari, rivale diretta della Freccia d’argento. Ma il motivo era stato strettamente personale e comprensibilissimo: la morte di sua moglie Rebecca per meningite, e la conseguente volontà di restare più vicino alla sua famiglia in Inghilterra.
Quel momento non fu facile, né a livello umano né professionale: “Certamente sapevo di dover far bene per avere un impatto sulla squadra”, ha spiegato Allison in un’intervista video realizzata dalla stessa Mercedes. “Fu ansiogeno e intimidatorio per diversi motivi. Primo, perché il team già dominava la F1 da tre anni di fila ed era pieno di ingegneri di altissimo calibro, professionisti ad ogni livello che sapevano bene il loro lavoro”.
Il delicato arrivo di Allison alla Mercedes
Il tecnico inglese è convinto che la Stella a tre punte avrebbe continuato a vincere campionati del mondo a ripetizione anche senza il suo contributo: “Credo che non avessero bisogno di me. Avrebbero fatto grandi cose anche senza il mio arrivo ed ero consapevole che, quando varcai la porta per la prima volta, stavo entrando in un team in cui speravo di giocare il mio ruolo, ma che comunque sarebbe stato fortissimo in ogni caso”.
Allison ha anche dichiarato la sua gratitudine nei confronti della sua scuderia e del suo team principal Toto Wolff, per avergli concesso di rientrare in Formula 1 in un momento così doloroso della sua vita: “Non sapevo quale fosse la cosa giusta da fare, all’epoca volevo soprattutto rifugiarmi in un buco e non uscirne più”, è il suo racconto drammatico. “Ma Toto mi concesse questa opportunità e speravo che, con il tempo, avrei voluto tornare a lavorare. Quando entrai nei cancelli di Brackley mi sentii un po’ più forte e più utile. Riuscii a trovare un senso, nonostante il dolore di aver perso Becca. E nel corso delle settimane, dei mesi e degli anni, quella scommessa di Toto di assumermi, penso di averla ripagata”.