Cal Crutchlow non si unisce al coro di sostegno a favore di Andrea Iannone. Al contrario, si dice soddisfatto della gestione dei controlli antidoping
La sospensione decisa per Andrea Iannone dalla stessa Corte disciplinare che ha riconosciuto l’involontarietà della sua assunzione di sostanze proibite ha lasciato perplessa buona parte del paddock della MotoGP, che non ha esitato a far pervenire le sue dichiarazioni di vicinanza al Maniaco. Ma, tra gli addetti ai lavori, c’è anche chi la pensa diversamente.
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È il caso di Cal Crutchlow, del resto noto per le sue dichiarazioni schiette e provocatorie, ma anche per le due ripetute richieste di aumentare i controlli antidoping nel mondo del motociclismo. Per questa ragione il pilota inglese si dice soddisfatto dell’approccio tenuto da parte della Federazione internazionale.
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“Sono stato sempre io a mettere pressione alla Fim a favore dei test negli ultimi anni”, ha dichiarato Crutchlow al sito specializzato inglese The Race, “ed è positivo vedere che ora prendano le cose più sul serio. Il fatto che sia stato beccato un pilota dimostra che i controlli funzionano, ed è ciò che ci serviva e che chiedevamo. L’anno scorso siamo stati controllati in molte gare e questo lo ritengo positivo”.
Il portacolori del team Lcr ha anche rivelato le nuove procedure implementate da parte della Fim all’inizio della stagione 2020, per inasprire ulteriormente la sua campagna antidoping. “Per ottenere le nostre licenze di quest’anno abbiamo dovuto svolgere un test online di 90 minuti”, ha spiegato. “Bisognava guardare tutti i video e poi rispondere a domande in merito. Se non guardavi i video non potevi rispondere alle domande, e se ottenevi meno dell’80% di risposte esatte dovevi ripetere tutta la procedura e veniva comunicato il tuo fallimento. Quindi ora non si può più accampare la scusa che ‘non lo sapevo’. Sono contento di vedere che il nostro sport se ne stia rendendo conto”.
Quanto a Iannone, ha confermato la sua decisione di presentare appello al Tribunale arbitrale contro la sospensione di 18 mesi decisa nei suoi confronti. La pandemia di coronavirus potrebbe però prolungare per un tempo imprevedibile l’udienza per il caso del pilota abruzzese della Aprilia.
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