Sotto torchio per aver creato una monoposto 2020 del tutto simile alla vecchia Mercedes, la Racing Point rivela perché ha deciso di seguire quella strada.
Malgrado ad oggi ogni attività in pista sia stata sospesa, la somiglianza tra la nuova RP20 e la W10 continua a rabbuiare gli animi delle scuderie di F1. Nessuno vuole farsene una ragione. Anzi, il responsabile Renault Sport Cyril Abiteboul, nei giorni scorsi, ha annunciato che, non appena risolta la spinosa questione sanitaria/economica legata al Coronavirus, incentiverà la FIA a far luce su presunto esercizio di copia-incolla operato nel quartier generale dell’ex Force India a Silverstone.
Adesso, per tentare di sgombrare il campo da ogni equivoco e chiarire la realtà dei fatti, è intervenuto il direttore tecnico dell’equipe rilevata da Lawrence Stroll Andrew Green, il quale, candidamente ha ammesso di aver ricalcato il concetto aerodinamico della vettura campione del mondo del 2019, distaccandosi dal modello Red Bull utilizzato in precedenza.
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“In giro ci sono troppi ego”, ha attaccato parlando a Motorsport.com. “Nel paddock c’è la sindrome del facciamo noi che facciamo meglio. Ma per quanto ci riguarda siamo in lotta per il quarto posto a diversi secondi di distacco dalle Frecce d’Argento. Come potremmo mai pensare di star facendo meglio di loro o degli altri?”.
Insomma, il trucchetto è puro e semplice. Se non sei davanti cerca di imitare chi lo è, che magari ti aiuta.
Se ci basassimo su queste affermazioni potremmo dire che il caso è chiuso. La Racing Point ha effettivamente ripreso in molti punti la vettura creata a Brackley per tentare di vincere la battaglia contro la McLaren e possibilmente salire qualche volta sul podio.
“Ne abbiamo avuto la possibilità e abbiamo cercato di sfruttarla. E’ stata una sfida importante, soprattutto sotto il profilo psicologico chiedere ai tecnici di cambiare completamente direzione dal passato”, ha infine rivelato l’ingegnere britannico.
Chiara Rainis