L’8 maggio 1982 sulla pista di Zolder se ne andava Gilles Villeneuve con un volo spaventoso che ancora brucia l’anima dei ferraristi.
Quando fu prelevato dal mondo delle motoslitte e catapultato nelle corse di auto prima in Formula Ford e in Formula Atlantic, poi in F1, il canadesino aveva solo due cose, un po’ di giusta e sana pazzia, e un amore senza fine per qualsiasi cosa fosse spinta da un motore. Il cocktail perfetto per entrare nel cuore dei fanatici delle competizioni.
Magrissimo, alto appena 156 cm, taciturno ma dalla personalità gigantesca, è stato uno dei pochi piloti, se non l’unico, ad aver toccato le corde più profonde del gelido Enzo Ferrari il quale, in occasione del tragico incontro col destino del 32enne pronunciò parole di affetto, che ancora oggi fanno accapponare la pelle.
“Il mio passato è pieno di dolore e di tristi ricordi, mio padre, mia madre, mio fratello e mio figlio. Ora quando mi guardo indietro vedo tutti quelli che ho amato. E tra loro vi è anche questo grande uomo. Io gli volevo bene”, lo straziante messaggio del grande fondatore della Rossa.
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Dal suo debutto nel Circus avvenuto nel 1977 fu protagonista di un numero incredibile di incidenti, alcuni anche con esiti fatali come quelle avvenuto in Giappone, proprio nel suo primo anno di attività, in cui persero la vita un fotografo e un commissario. Per questo motivo venne ribattezzato dalla stampa l’Aviatore. Un soprannome inizialmente dal tono negativo, ma che poi pian piano assunse una sfumatura celebrativa, quella del funambolo capace sempre e comunque di regalare spettacolo ed emozioni.
Se per tanti l’essenza della carriera di Gilles può essere condensata nel celebre duello rusticano per il secondo posto con René Arnoux in occasione del GP di Francia del 1979, di cui tra l’altro nessuno rammenta il nome del vincitore (dr Jean-Pierre Jabouille), poiché totalmente oscurato proprio dalla loro battaglia, noi lo vogliamo ricordare come un uomo che ha molto sentito, ovvero che ha fatto dei suoi forti valori di vita un cavallo di battaglia. Lealtà, onestà, integrità e onore. Quei valori che l’amico fraterno Didier Pironi mandò in frantumi superandolo a tradimento a Imola. Una manovra che Villeneuve non riuscì ad accettare e che lo portò a presentarsi in Belgio arrabbiato, deluso, ma soprattutto offuscato. Un sentimento, quest’ultimo, che il Circus dell’epoca, così pericoloso e a tratti infami, non poteva far passare.
Chiara Rainis
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