L’avvocato di Andrea Iannone presenterà ricorso entro lunedì contro la sospensione di 18 mesi, ma il verdetto potrebbe non arrivare in tempo per il primo GP
L’obiettivo messo in chiaro dalla Dorna è quello di ripartire con il Motomondiale già dal 19 luglio a Jerez. Ma sulla griglia di partenza ci potrà essere anche Andrea Iannone? Il dubbio è lecito, perché su di lui continua a pendere la sospensione di diciotto mesi comminatagli per il caso doping dalla Corte disciplinare della Federazione motociclistica internazionale.
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Una sentenza che ha fatto molto discutere, perché ha inflitto la pena al Maniaco nonostante sia stata riconosciuta l’assunzione involontaria della sostanza proibita, attraverso una bistecca contaminata agli anabolizzanti. Entro lunedì il suo avvocato Antonio De Rensis presenterà ricorso al Tribunale arbitrale sportivo di Losanna contro il verdetto.
La strategia difensiva di Iannone
E l’appello verterà la sua strategia su un punto ben preciso: “Chiederò ai giudici: ma Andrea doveva sedersi al tavolo con dei chimici che dovevano esaminare la carne prima che la mangiasse? Doveva farsi fornire le fatture della fornitura della carne? E, anche se le avesse chieste, chi gli garantiva che la carne fosse la stessa che gli stavano servendo?”, ha spiegato De Rensis ai microfoni di Sky Sport. “Sono motivazioni devastanti, che non hanno fondamento nella realtà: così gli atleti sono esposti alla follia. Se avesse mangiato in una piccola bottega per la strada, avesse preso il cibo da persone non conosciute, allora uno poteva avere dubbi ma nel momento in cui l’atleta mangia nel ristorante di un hotel di alta classe, penso che abbia fatto tutto ciò che doveva fare”.
Le ragioni della difesa sembrano assolutamente logiche: ai piloti si chiede di fare attenzione a quello che mangiano, ma non esiste alcun protocollo né linee guida su come questo controllo dovrebbe avvenire. A rafforzare ulteriormente la squadra di Iannone, oltre al professor Alberto Salomone si è aggiunto un altro consulente d’eccezione: Pascal Kintz, un esperto di tossicologia e analisi del capello.
Ma i tempi sono ancora lunghi
L’altra buona notizia per il centauro di Vasto è che la Federazione motociclistica internazionale ha deciso di sfilarsi dal procedimento, e ora anche l’agenzia antidoping Wada potrebbe fare lo stesso: in tal caso, la pena non potrà comunque essere aumentata rispetto ai diciotto mesi decisi in primo grado. Solo confermata o diminuita, o addirittura annullata del tutto. “Io credo che Andrea Iannone meriti di essere prosciolto completamente”, sostiene l’avvocato.
Il problema, ancora una volta, sta nella corsa contro il tempo. “Noi depositeremo il ricorso sicuramente prima del 15 maggio”, prosegue De Rensis. “A quel punto la Federazione avrà venti giorni di tempo per replicare alle nostre argomentazioni. In seguito, i giudici del Tas prenderanno in mano i fascicoli stabiliranno se ci sarà necessità o meno di fissare un’udienza. Nella migliore delle ipotesi a fine luglio potremmo avere una sentenza, nella peggiore subito dopo l’estate”. Ovvero, le scadenze della giustizia sportiva potrebbero non essere sufficientemente celeri da permettere a Iannone di prendere parte al primo Gran Premio del 2020. Persino nel caso in cui il tribunale si esprima a suo favore.