Un caso scoppiato nelle ultime ore potrebbe rovinare i piani di Liberty Media riguardo la partenza del mondiale 2020.
Watson abbiamo un problema. Ebbene sì. In una F1 già messa a dura prova dall’emergenza Coronaviru, una questione di principio potrebbe nuovamente arenare il tentativo di ripresa e complicare la vita a Case Carey e soci che stanno tentando in tutti i modi di salvare il salvabile.
Ma quale sarebbe la ragione del contendere? Come noto il piano di massima dei proprietari della massima serie sarebbe quello di cominciare con due GP in Austria, per poi replicare alla stessa maniera in Inghilterra, ovviamente e rigorosamente a porte chiuse.
Ed è proprio qui che sta l’inghippo. Malgrado l’assenza del pubblico i commissari dovrebbero comunque essere presenti in circuito e a Silverstone questa idea sembra non piacere per nulla.
Carolyn Doyle, in servizio assieme al suo fidanzato in diversi eventi motoristici, ha rilasciato un’intervista al Guardian ha riassunto con chiarezza le sensazioni del momento: “Con il mio ragazzo abbiamo deciso di non partecipare più ai meeting perché non la riteniamo una cosa responsabile da fare e la gente con cui abbiamo parlato condivide con noi lo stesso pensiero”.
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La donna ha evidenziato come considerato l’alto numero di marshal impiegati (ndr. nel 2019 erano stati tra i 350 e i 400) potrebbero insorgere parecchie problematiche.
“In caso d’incidente non sarebbe possibile mantenere il distanziamento sociale”, l’appunto del tutto opinabile visto che comunque si parla di qualcosa in programma fra 2 mesi.
“Inoltre se ci fosse un ferito anche lieve, il pilota in questione andrebbe a pesare sul servizio sanitario nazionale che già oggi deve sopportare un forte stress. Le competizioni ci mancano, ma questo è un rischio inutile“, l’aspra affermazione.
Dal canto suo Nadine Lewis del British Motorsports Marshals Club si è dichiarata pronta al dialogo con i vertici della F1 per trovare una soluzione condivisa e nel massimo rispetto della sicurezza.
Chiara Rainis