Nico Rosberg ha condiviso con David Coulthard alcuni momenti vissuti in Mercedes, in particolare ha ricordato quelli con Schumacher.
Uscito dalla F1 nel 2016 non appena vinto il mondiale, l’unico della sua carriera, il tedesco dopo un primo momento di allontanamento dal paddock ha sentito il desiderio di tornarci con una certa regolarità nelle vesti di commentatore, non senza risparmiarsi in punzecchiature a distanza con l’ex compagno di squadra/ rivale Hamilton, a cui riuscì a soffiare il titolo grazie anche ad un gioco di testa.
Ma se la consacrazione è arrivata battendo l’inglese dopo numerosi tentativi, il salto di qualità per il 34enne è avvenuto non appena approdato nell’equipe di Stoccarda nel 2012 quando al suo fianco c’era Schumi.
“Quando mi dissero che il mio vicino di box sarebbe stato Michael dentro di me pensai… mio Dio, non avrò alcuna possibilità , la squadra non sarà certo su di me. Insomma, mi ponevo molte domande”, ha raccontato nel corso del faccia a faccia organizzato dallo sponsor Heineken. “Lui è un guerriero psicologico. Gli viene spontaneo. Però alla fine ho avuto l’opportunità di apprendere molte cose nei tre anni in cui siamo stati assieme”.
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Per far meglio comprendere cosa volesse dire avere a che fare con un mostro sacro dello sponsor come il Kaiser di Kerpen, Rosberg ha tirato fuori dal cassetto dei ricordi un paio di episodi divertenti. Il primo è andato in scena a Montecarlo.
“Nel Principato c’è un solo bagno nel garage e cinque minuti prima delle qualifiche provo ad entrarci ma è occupata. Busso come un matto, ma niente, urlo di uscire e la porta non si apre. Inizio ad andare nel panico e continuo a guardare l’orologio. Dopo un po’ la porta si apre ed esce con calma Schumacher: “Oh scusa, non sapevo fossi lì””, il racconto che fa intuire come il sette volte iridato fosse consapevole della rilevanza del fattore mente anche in F1.
Il secondo invece ricalca l’atteggiamento da onnipotenti comune ad diversi campioni dello sport.  “Gli piaceva girare nella sala degli ingegneri a torso nudo, per mostrare il suo fisico scolpito. Era un modo per impressionare tutti e non ha mai perso l’abitudine. Quando è arrivato era come un Dio. Voleva perfino discutere con gli ingegneri anche della mia strategia. Ci ho messo un po’ a cambiare le cose!”, ha concluso con un pensiero probabilmente condiviso anche da un certo Barrichello che lo aveva dovuto gestire in Ferrari.
Chiara Rainis
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