Dalla Germania le voci di un comunicato che dovrebbe sancire la fine della collaborazione tra Sebastian Vettel e la Ferrari.
Era stato ingaggiato a fine 2014 per cercare di interrompere il digiuno di vittorie iridate della Rossa datato 2007 per quanto riguarda il titolo piloti e 2008 per quello costruttori. Invece il binomio Seb – Cavallino si è rivelato un flop tanto quanto lo fu quello con Fernando Alonso. Ma se il Samurai ha sempre lavato i panni sporchi in piazza, da buon tedesco il driver di Heppenheim ha mantenuto il silenzio deflagrando soltanto dopo la sostituzione del fido Kimi Raikkonen con il rampante Charles Leclerc.
Da Monza 2018 ogni cosa ha preso una piega negativa e il 32enne non è stato più lo stesso. Nervoso, poco lucido, non più veloce come nel suo boom con la Red Bull, è affondato sotto i colpi psicologici del monegasco, tronfio abbastanza da gongolarsi per la nomea acquisita di Predestinato, e di conseguenza pronto a non rispettare i ruoli impuntandosi e facendo capricci.
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E’ inutile girarci intorno. L’indiscrezione fatta circolare in contemporanea dalla Bild e da Auto Motor und Sport ha ragione di esistere semplicemente per l’incompatibilità conclamata tra il #5 e il #16. Alla luce di quanto accaduto nel 2019, non era pensabile che il rapporto tra le parti potesse continuare ancora a lungo e come nulla fosse.
Se le chiacchiere germaniche dovessero trovare conferma nelle prossime ore, per Sebastian comincerà un periodo piuttosto complicato dal punto di vista mentale. Essendo ottimisti e volendo credere nella partenza del campionato, per lui si prospetta una volata fino a dicembre da secondo del compagno/rivale.
E’ chiaro che, andandosene via, la Ferrari non farà nulla per agevolarlo, anzi proprio contrario un po’ sulla scia di quanto accadde a Mark Webber quando, stanco di sopportare i privilegi garantiti al quattro volte campione del mondo, decise di rendere pubblico il ritiro dalle corse dopo appena 3 GP nel 2013.
Questione di karma quindi? Può essere. In fin dei conti a far salire la bile a colui che doveva essere l’erede di Schumacher è stata la prospettiva propostagli dal boss Mattia Binotto di vivere un 2021 da zerbino del Principino e soprattutto di ricevere il medesimo stipendio. Una coltellata all’orgoglio, questa, non accettabile.
Chiara Rainis
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