Esattamente settant’anni fa, il 13 maggio 1950, si disputava il primo Gran Premio nella storia della Formula 1, vinto dalla Alfa Romeo di Nino Farina
Sicuramente la Formula 1 sperava di festeggiarla in un altro modo, questa importante ricorrenza: in pista, e non in quarantena. Però le imperscrutabili vicende della storia hanno deciso anche questa svolta inaspettata: proprio oggi, il 13 maggio 2020, cade infatti il settantesimo anniversario del primo Gran Premio nella storia della F1.
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Il luogo che segnò l’inizio ufficiale del Mondiale a quattro ruote era Silverstone, un ex aeroporto militare della Royal Air Force inglese convertito ad autodromo. Quel 13 maggio 1950 era in programma l’undicesimo Gran Premio d’Europa, una denominazione che risaliva agli anni ’20 e ’30 in cui le corse erano autonome, indipendenti, slegate tra di loro, al massimo riunite in serie continentali o nella cosiddetta Formula Grand Prix. La novità, però, era che si trattava della prima gara valida per una stagione di campionato del mondo. Una stagione che all’epoca contava solo sette gare (tra le quali figurava anche la mitica 500 Miglia di Indianapolis negli Stati Uniti).
Gli albori della Formula 1
Tutta un’altra storia rispetto a quella alla quale siamo abituati oggi: le monoposto erano spinte da motori 1.5 turbo o 4.5 aspirati e la sicurezza era una parola pressoché sconosciuta. I piloti sporgevano quasi completamente dalla macchina, addosso non avevano tute ignifughe ma da meccanici, in testa non avevano caschi ma semplici cuffie, arrivavano al traguardo con la faccia e la bocca ricoperte di olio, quando arrivavano. Molto spesso, purtroppo, il dio dell’automobilismo esigeva il suo tributo di sangue e faceva strage di quegli eroici pionieri delle corse.
In compenso, sulla griglia di partenza si schierò una pattuglia già all’epoca piuttosto ben nutrita, di ventitré piloti. Tra i quali figuravano personaggi piuttosto sui generis, a tratti addirittura improbabile: il principe thailandese, ex scultore e futuro velista olimpionico Birabongse Bhanudej Bhanubandh (per ovvi motivi abbreviato in Bira), il barone svizzero Emmanuel “Toulo” De Graffenried, il jazzista John Claes. E poi anche tanti professionisti di prim’ordine: da Juan Manuel Fangio a Luigi Fagioli.
La prima vittoria alla Alfa Romeo di Nino Farina
Ma la prima vittoria sarebbe andata all’uomo che si sarebbe aggiudicato anche il primo Mondiale di Formula 1: Nino Farina. Torinese, nipote dell’ancora più noto Battista detto Pininfarina, aveva deciso di dedicare la sua vita alle corse fin dai diciannove anni ed era stato messo sotto contratto dalla Alfa Romeo. Concluse la sua carriera soli sei anni dopo il titolo iridato, riuscendo a sopravvivere ad uno sport pericoloso e mortale, ma avrebbe perso la vita un decennio esatto più tardi, sempre al volante, ma in un incidente stradale, a soli 59 anni.
L’avvio della Formula 1 porta dunque la bandiera italiana, grazie a Farina e alla sua Alfa Romeo. Non c’era ancora, però, la Ferrari, che in quello stesso weekend aveva preferito schierare le sue macchine in Belgio, in una gara che offriva premi più sostanziosi. Avrebbe esordito nella tappa successiva, lanciando così la sua leggenda di unica squadra presente in tutti i campionati del mondo. Ma, tutto sommato, la mano del Drake Enzo Ferrari anche in quella prima gara c’era eccome: la Alfetta 158 che trionfò era infatti nata proprio nelle sue officine modenesi, tredici anni prima, quando il suo ruolo era quello di reparto corse del marchio del Biscione. La classe non è acqua…