La MotoGP aveva deciso di cominciare il Mondiale 2020 dalla Spagna. Ma ieri il governo di Madrid ha imposto la quarantena per chi viene dall’estero
Che allestire un Mondiale di MotoGP nel bel mezzo della pandemia di coronavirus non sarebbe stato un gioco da ragazzi era un fatto che gli organizzatori della Dorna si potevano aspettare. Ma i numerosi tentativi di stilare un calendario definitivo in questo tormentato periodo sembrano procedere a passo di gambero: uno avanti e due indietro.
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L’unico punto fermo, finora, sembrava infatti provenire dalla Spagna. La nazione di casa, per Carmelo Ezpeleta e i suoi, quella che ospita ben quattro circuiti inseriti nel circus delle due ruote e che dunque, prevedendo doppi Gran Premi per ogni pista, avrebbe garantito al Motomondiale uno zoccolo duro di almeno otto gare sicure. L’idea era quella di partire da Jerez de la Frontera, per poi trasferirsi in un ordine da stabilire in Aragona, Catalogna e poi a Valencia.
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Oggi siamo costretti però a descrivere questo scenario usando i verbi al passato e al condizionale, inevitabilmente, perché questa metaforica tela di Penelope sembra essere stata nuovamente disfatta in virtù di una decisione sancita ieri proprio dal governo spagnolo. Mentre la nazione iberica si appresta a passare anche lei alla Fase 2 (eccezion fatta per le città più colpite, come Barcellona e Madrid), infatti, le autorità hanno contestualmente imposto una quarantena forzata di quattordici giorni per tutti coloro in arrivo dall’estero.
Un isolamento stretto, con tanto di obbligo di indossare le mascherine e di uscire solo per l’acquisto di beni di prima necessità o per ragioni di salute. Che, logicamente, non risparmierebbe nemmeno gli addetti ai lavori della MotoGP, almeno quelli (la stragrande maggioranza) che non risiedono già in Spagna. I tecnici e i meccanici potrebbero anche accettare di prendere il volo con largo anticipo, ma immaginate un Valentino Rossi fermo in albergo per ben due settimane? Difficile.
Per poter andare avanti con la prospettiva di un Gran Premio inaugurale a Jerez, dunque, la Dorna sarà costretta a trovare una soluzione alternativa: ad esempio quella, allo studio in queste settimane, di un corridoio sanitario privilegiato che potrebbe consentire l’ingresso in Spagna di tutti i membri del paddock, previo tampone a cui dovrebbero sottoporsi per accertare senza alcun margine di dubbio la loro negatività. Sempre che il governo spagnolo conceda il suo benestare, e questo è tutto da vedere…
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