Brutte notizie per la McLaren. Il team di Woking sarà costretto ad ipotecare fabbrica e auto se vorrà sopravvivere.
La crisi economica conseguente a quella sanitaria da Coronavirus ha colpito non solo le piccole realtà, ma pure i grandi marchi. A causa dell’azzeramento o quasi del marcato dell’auto tra i mesi di febbraio e maggio, a cui va sommato lo stop alla F1 che ha fatto crollare le entrate, la Casa britannica dovrà prendere un provvedimento straordinario e doloroso.
Un po’ sulla scia di quanto accaduto alla Williams, aiutata da Michael Latifi, alias il papà danaroso di Nicholas, la McLaren avrebbe deciso di mettere sotto ipoteca il suo quartier generale e buona parte delle vetture storiche che hanno dato battaglia nel Circus. L’obiettivo di questa traumatica manovra sarebbe la necessità di raccogliere 275 milioni di sterline.
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Le ragioni del gesto estremo
Il marchio inglese sarebbe stato obbligato a mettere mano ai propri averi in quanto a seguito della richiesta al governo e precisamente al dipartimento per strategie aziendali, energetiche ed industriali di 150 milioni di sterline, inviata in coordinamento con il consulente finanziario JP Morgan avrebbe ricevuto un due di picche.
Per quanto riguarda le monoposto in questione, due (1990-1991) sarebbero state guidate da Ayrton Senna. Tra gli esemplari più noti la MP4/, ovvero la prima costruita in fibra di carbonio per la stagione 1981 successivamente all’unione della Project 4 di Dennis con la squadra, la McLaren con cui Niki Lauda vinse nel 1984, quella di Alain Prost del 1989, quelle di Mika Hakkinen dei mondiali 1998 e 1999, quella di Lewis Hamilton del 2008; la MP4/4-1 che fu la più vincente della storia dell’equipe, la MP4/8 con cui Beco firmò il GP d’Australia 1993 e l’unica MP4/8 motorizzata Lamborghini testata dall’indimenticato campione di San Paolo.
Chiara Rainis