Davide Brivio, il team principal che portò Valentino Rossi alla Yamaha, spinge il suo ex pupillo a continuare la sua carriera in MotoGP
“Valentino non mi sembra pronto a fermarsi e, da un punto di vista motivazionale, di prestazioni e di talento, per lui non sarebbe neanche il momento giusto per smettere”. Parola di uno che lo conosce bene come Davide Brivio, ovvero colui che, da team principal della Yamaha, fu l’artefice dello storico passaggio del Dottore dalla Honda alla Casa dei Diapason, una svolta che ha segnato indelebilmente la carriera del nove volte iridato.
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Brivio spinge dunque Valentino Rossi verso la prosecuzione della sua lunga e impareggiabile carriera in MotoGP, ma non ha mai pensato di ricostituire il sodalizio con lui nella sua attuale squadra, la Suzuki, dove ha puntato invece sui due talenti emergenti Rins e Mir. “Sinceramente no, il nostro progetto è quello di portare avanti Alex e Joan”, prosegue ai microfoni del Corriere dello Sport. “Abbiamo continuato la nostra politica dei piloti giovani, per farli crescere nella squadra. Con Alex abbiamo fatto un bel percorso, è con noi dal 2017, ha dimostrato di saper vincere e secondo me oggi è tra i top rider della MotoGP, tra quelli che lottano sempre per il podio. Ora dobbiamo affinare maggiormente questa combinazione tra moto e pilota per puntare a vincere il campionato. Se Rins è più un pilota di razionalità e tecnica di guida, Joan invece vira più sull’istinto, sull’essere aggressivo. Dopo il suo debutto lo scorso anno, il tempo dirà dove può arrivare, ma sono certo che abbia il potenziale per lottare con Alex. Con loro abbiamo due carte da giocare”.
Un pilota italiano, però, Brivio lo ha ingaggiato alla casa di Hamamatsu negli ultimi anni: è stato Andrea Iannone, di cui serba ancora un bel ricordo, nonostante la conclusione un po’ brusca di questo matrimonio agonistico. “Andrea è arrivato nel 2017, dopo aver disputato ottime stagioni con Ducati”, ricorda Davide. “Decidemmo di prenderlo perché se ne stava andando Vinales e volevamo continuare un po’ quel percorso di prestazioni di un certo tipo. Vinales aveva vinto una gara, era arrivato a giocarsi il podio e volevamo ripartire da lì. Andrea era il pilota giusto per questo. Quando è arrivato, però, non avevamo fatto la scelta migliore sul motore, a livello tecnico, e questo ci ha penalizzato. Nel 2018 poi siamo riusciti a risolvere il nostro problema e lui ha conquistato quattro podi e fatto belle gare, ha rispettato gli obiettivi iniziali. Da questo punto di vista è andata bene”.
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