Il 20 maggio 2019 ci lasciava Lauda. Sopravvissuto al rogo del Nurburgring era tornato a vincere in F1 da pilota e dirigente.
Quando si scopre di avere molte, tantissime cose in comune con una persona, specialmente se la si apprezza in maniera genuina o ancora di più se la si ama, è una delle più belle sensazioni al mondo. Chi lo ha provato lo sa, di conseguenza non stupisce che Lewis Hamilton, a distanza di un anno dalla scomparsa dell’amico e consigliere Niki, racconti di lui con così grande trasporto sottolineando più l’impatto che ha avuto su di lui l’uomo prima ancora che il campione di automobilismo.
“Mi manca tanto e per me è anche difficile parlarne”, il suo omaggio riportato da Motorsport.com. “Forse i ricordi più cari sono legati alle nostre prime conversazioni, in particolare quella in cui cercò di convincermi ad entrare in Mercedes. Che bello ricevere una chiamata da un iridato e un’icona come lui! L’avere il suo rispetto non era scontato.Pure quella a Singapore fu una chiacchierata così sincera che pensai che io e lui fossimo realmente uguali in tante cose. Avevamo più cose in comune di quante immaginassi”.
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“Era una persona positiva, divertente, con belle storie da raccontare”, prosegue il driver di Stevenage. “Era un corridore nato. Pensava sempre a come si può migliorare. Il suo segnale del lavoro ben fatto era quando si toglieva il cappello. Inoltre mi chiedeva sempre che cosa mi servisse per migliorare. Era una fissazione, una lezione che non dimenticherò”.
Il momento chiave della carriera del 35enne è stata la decisione, anche sofferta, di dire addio alla McLaren che lo aveva allevato per accasarsi con le Frecce d’Argento, passando da una scuderia britannica ad una tedesca.
“Lauda mi ha insegnato a non temere i cambiamenti e io lo ringrazierò sempre per l’opportunità che mi ha dato”, ha chiosato rammentando quel 2012 in cui un Michael Schumacher ormai fuori forma gli cedette il sedile che poi lo ha trasformato in “Hammer”.
Chiara Rainis
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