Alex Marquez svela l’ammirazione per Dani Pedrosa e ripercorre i momenti salienti degli anni in Moto2 e Moto3.
Alex Marquez è stato il protagonista, insieme a Dani Sordo, del Podcast “Carreras Cruzadas”. In questo periodo di stop tanti piloti hanno potuto ripercorrere le loro carriere e svelare retroscena finora rimasti nascosti. In attesa di poter tornare in azione a Jerez, quando a metà luglio prenderà il via il Mondiale.
Il più giovane della famiglia Marquez ha raccontato i momenti più difficili e speciali della sua carriera sportiva. Far parte del Campionato mondiale MotoGP ha cambiato la sua vita, per di più in uno dei team più importanti come quello della Repsol Honda. “Essere in una squadra come questa è una grande motivazione per provare a dimostrare quanto bene puoi farlo e quanto puoi essere competitivo”. Con questa firma segue le orme di uno dei suoi riferimenti all’interno della MotoGP: Dani Pedrosa. “Sono cresciuto guardandolo vincere e supportandolo. Ancora oggi è l’unico pilota che vedo e mi dà rispetto. Non l’ho mai detto perché mi vergogno, ma non ho nemmeno nascosto che sia stato il mio riferimento”.
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Alex Marquez ricorda la sua esperienza in Moto3 conclusa con un titolo mondiale nel 2014. Ma ricorda ancora di più la sua prima vittoria nel 2013 in Giappone: “Il mio compagno era Alex Rins e si giocava il Mondiale con Luis Salom e Maverick Vinales. Quindi dal team mi hanno chiesto di avere testa, ma il mio unico obiettivo quel giorno era vincere. La gara è stata folle e ha concordato che alla fine il miglior favore che potessi fare alla squadra era vincere, perché Rins è caduto, quindi l’ho fatto”.
Tuttavia, gli anni chiave nella carriera del pilota Cervera sono il 2015 e il 2016, dove ha imparato a soffrire. “Nel 2015 e nel 2016 ho avuto un brutto momento, non mi sono adattato. Veniva dall’essere un campione di Moto3 e non ho fatto i risultati che mi aspettavo. Ma questo mi ha aiutato a smettere di guardare cosa dicono le persone o cosa scrivono. Quando hai davvero dei momenti difficili e sei fregato vedi cosa fare e cosa non fare. E vedi che ci sono persone intorno a te che vogliono il meglio per te e altri che erano vicini solo perché hai vinto. Se nel 2019 sono diventato campione del mondo Moto2, è stato grazie a quelle due stagioni”.
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