Con la possibile vendita della Williams si assisterà al tramonto definitivo di una F1 romantica fatta di volontà e azzardo.
La notizia del giorno, anche se per la verità stupisce poco, è quella della paventata cessione, parziale o totale del team di Grove, in forte crisi finanziaria da anni e ora causa Coronavirus giunto alla frutta. Dovesse davvero verificarsi il passaggio di consegne dalla famiglia Williams ad un acquirente x, per il Circus sarebbe la fine di un’epoca gloriosa per la massima serie. Quella dei privati, malati dell’odore e del rumore dei motori, che con qualche soldo, ma soprattutto con ardimento e un po’ di sana riconoscenza di tuffavano in un’avventura ammaliante e al contempo pericolosa.
Ad aprire la danza macabra del decadimento era stata la Minardi nel 2005. Squadra di riferimento per i giovani piloti di talento e fucina di grandi campioni si era dovuta arrendere alla mancanza di denaro venendo trasformata nell’attuale Alpha Tauri.
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E che dire della Jordan dell’istrionico Eddie, pure lei assorbita dalla Midland sempre al termine del 2005. Più di recente è stata invece la Sauber a dover cedere. Per un periodo diventando BMW, poi a sua volta uscita di scena a seguito del tracollo economico che travolse il mondo nel 2008, e quindi, storia dei nostri giorni, Alfa Romeo, sebbene patron Peter non manchi di farsi vedere ai box e il quartier generale dell’equipe sia ancora in Svizzera ad Hinwil.
Mercedes, Ferrari, Red Bull, Renault, Aston Martin. La nuova F1, quella del post emergenza sanitaria, sarà molto diversa da quella odierna. Incentrata perlopiù sui grandi costruttori dotati di budget colossali, spazzerà via la poesia, quella di chi per puro senso di passione accettava il rischio di perdere tutto e trovarsi in “mutande”.
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Chiara Rainis