Marc Marquez ringrazia i suoi genitori per averlo aiutato a diventare il campione che è oggi. E confessa di non aver mai posto il veto sul compagno di squadra.
Il pilota del Repsol Honda Team, Marc Marquez, nei giorni scorsi è tornato ad allenarsi su una moto, per recuperare gradualmente la normalità. Il campione in carica proverà a blindare il titolo iridato e riconfermarsi campione del mondo per la nona volta. Numeri che lasciano intendere i tanti sforzi fatti per arrivare ad un livello simile di competitività.
Ai microfoni di Red Bull il Cabroncito ha ricordato l’anno della sua svolta. “Per me il cambiamento è stato nel 2013, con l’arrivo in MotoGP. Anche se non vuoi, il concetto di vita ti cambia”. Il salto di categoria è avvenuto con la Honda, team con cui ha rinnovato fino al 2024 incluso. “Voglio sentirmi a mio agio e felice e, se lo sono, perché cambiare. È stato visto che nella mia carriera sportiva non ho mai posto il veto al mio compagno di squadra, perché ciò significherebbe paura. Ho avuto Pedrosa che è stato un grande campione, Jorge Lorenzo e ora mio fratello, campione del mondo Moto2”.
Gli sforzi per arrivare al successo
Diventare un pilota professionista non è facile. Fortunatamente Marquez ha avuto intorno a sé persone che lo hanno aiutato a realizzare il suo sogno e che continuano a lavorare al suo fianco, come i suoi genitori. “Ci sono molte persone che mi hanno aiutato, ma i miei genitori e la mia famiglia sono le chiavi. È qui che inizia tutto, facendo gli straordinari, non avendo le vacanze, risparmiando per darmi una moto… E anche adesso ricevo quel supporto”. Il mondo del motociclismo è una strada difficile, destinata a concludersi in tempi brevi, ma con la vita che continuerà comunque.
La carriera di un pilota della MotoGP è caratterizzata dal sacrificio. Un aspetto che spiega nel Podcast non implica “obbligo” per lui. “Rinunci a varie cose e continui a farlo, perché la priorità al cento per cento è la tua professione e il tuo hobby, ma non lo vedo come un obbligo, è qualcosa che viene dall’interno”. Forse a causa di questa pressione esterna, il pilota di Lleida è maturato e ha imparato a gestire meglio tutti i fattori esterni alla sua professione. “Nel corso degli anni quello spirito competitivo rimane con te, ma al momento giusto – ha concluso Marc Marquez -, perché già prima la mia vita era una competizione”.