Il budget cap imposto dalla F1 a partire dall’anno prossimo ha invogliato la Ferrari a guardarsi in giro. La conferma dal boss IndyCar.
Lo aveva già anticipato il responsabile del Cavallino Mattia Binotto quando davanti decisione della FIA relativa all’imposizione del tetto di spesa fissato a 145 milioni e al congelamento dello sviluppo delle monoposto fino al 2022 aveva parlato dell’esigenza di guardare ad altre sfide sportive. Ora quella che sembrava essere perlopiù una chiacchiera da smacco politico, ha assunto spessore e credibilità. Roger Penske, attuale Supremo della IndyCar ha dichiarato di aver sentito i vertici del Cavallino per un futuro impegno del marchio emiliano nella categoria che si snoda sugli ovali degli Stati Uniti e che a breve affronterà il passaggio alla tecnologia ibrida presente in F1 dal 2014.
“Abbiamo avviato della discussioni con la Ferrari“, ha asserito il manager dell’omonimo team. “Potrebbero essere interessati ad entrare nel nostro campionato, magari nel 2022, con l’introduzione del nuovo regolamento tecnico e molte novità a livello di motore. Sarebbe ottimo poter avere un terzo costruttore al via oltre Honda e Chevrolet”.
Schierare delle monoposto oltreoceano sarebbe innanzitutto positivo a livello di marketing. Il marchio verrebbe nominato e inquadrato dalle tv il che di certo non sarebbe penalizzante né sotto il profilo della pubblicità, né della collocazione sul mercato.
Mancando dal successo in F1 dal 2007 per quanto concerne il titolo piloti e dal 2008 per quello costruttori, la carta statunitense potrebbe rivelarsi vincente in quanto permettere alla Rossa di rilanciarsi un palcoscenico come di tutto rispetto.
Ma cosa c’è alla base di questa decisione? Essenzialmente il bisogno di non disperdere risorse. Il budget cap appena introdotto nel Circus avrebbe costretto l’azienda italiana a licenziare buona parte del personale dedicato alla ricerca e alla sviluppo. Così facendo invece, tutto quell’importante know-how sul fronte racing verrà soltanto convertito in un diverso genere di disciplina.
Chiara Rainis
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