Ormai non passa giorno che Hamilton non pubblichi qualcosa contro il razzismo. Ma il suo interessamento sarà reale o semplice desiderio di pubblicità?
La nostra è perlopiù una provocazione lanciata sulla base di quello che disse lo scorso aprile Oliver Rowland, attualmente impegnato in Formula E con la Nissan e-Dams, quando accusò il connazionale Lewis Hamilton di predicare l’esigenza di aiutare i giovani piloti non dotati di papà o mamma ricchi, ma di fare ben poco per concretizzare il proposito.
Ebbene, in questi giorni in cui l’attenzione mediatica è perlopiù rivolta agli scontri che stanno avvenendo negli Stati Uniti e alle manifestazioni di sostegno in giro per il mondo all’afroamericano George Floyd, ucciso a Minneapolis da un poliziotto, il sei volte iridato di F1 si sta dimostrando più attivo che mai sui social e in generale sui media per denunciare il razzismo.
Non potendo, ovviamente, contestare i suoi racconti personali circa gli abusi subiti da parte dei compagni di scuola a Stevenage essendo lui l’unico nero del gruppo, ci sorge però un dubbio. E se tutto questo parlare, anche se con cognizione di causa, fosse soltanto una maniera per rimanere sulla cresta dell’onda. Non va dimenticato che il Circus è fermo dallo scorso 1 dicembre quando Abu Dhabi decretò la fine della stagione 2019 e non fosse per i 6 giorni di test al Montmelo a cavallo tra febbraio e marzo, quest’anno la massima serie è rimasta in silenzio. Siccome a pensar male a volte ci si azzecca, al di là dell’altruismo del 35enne non vogliamo escludere neppure una buona dose di opportunismo e malizia.
Questo lunedì ad esempio l’asso della Mercedes ha voluto commentare quanto accaduto a Bristol, dove dei cittadini hanno abbattuto una statua dedicata ad uno schiavista.
“La statua di Edward Colston, mercante di schiavi, è stata abbattuta!”, scrive su Instagram. “Il nostro Paese (ndr. l’Inghilterra) ha onorato un uomo che ha venduto schiavi africani! Tutte le statue di uomini razzisti che hanno fatto soldi dalla vendita di vite umane dovrebbero essere tolte! Chi sarà il prossimo? Sfido i presidenti dei governi di tutto il pianeta a seguire l’esempio e togliere queste statue per unirsi alla rimozione pacifica dei simboli razzisti”, l’invito finale ai potenti.
Chiara Rainis
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