Il team principal della Yamaha, Lin Jarvis, lancia l’allarme: se non saranno rimosse le restrizioni ai viaggi dal Giappone, i tecnici rimarranno bloccati
La MotoGP è ufficialmente pronta a ripartire: questa settimana è stato presentato il nuovo calendario 2020, che prevede tredici Gran Premi, il primo dei quali il prossimo 19 luglio a Jerez de la Frontera. Eppure, prima di poter scendere regolarmente in pista, ci sono ancora delle questioni molto importanti da sciogliere, che rischiano di compromettere il regolare svolgimento della stagione.
La più importante riguarda la possibilità di spostamenti per il personale extra europeo, attualmente soggetto a restrizioni sia per l’uscita dalle loro nazioni di residenza, sia per l’ingresso nel Vecchio continente, che ad oggi prevede ancora una quarantena obbligatoria.
Un problema non da poco, specialmente per le Case giapponesi, come Honda, Suzuki e naturalmente Yamaha. A lanciare l’allarme è stato Lin Jarvis, il team principal del marchio dei Diapason in persona. “La principale preoccupazione che ci resta riguarda la libertà di viaggiare per il gruppo dei giapponesi”, rivela ai microfoni della rivista specializzata austriaca Speedweek. “E, nel nostro caso, anche per gli australiani. Al momento non possono volare in Europa, nemmeno se il tampone risulta negativo. In Australia, ora, hanno introdotto un sistema che prevede eccezioni per gli impegni professionali più importanti. Adesso che abbiamo un calendario ufficiale, un progetto, delle date possiamo iniziare a studiare la questione e a fornire ragioni chiare per cui quella persona ci serve in pista”.
Jarvis si appella dunque al buon senso dei governi, nella speranza che concedano ai loro tecnici le necessarie esenzioni: “Inizieremo a presentare queste richieste agli australiani”, prosegue. “Poi dovremo capire se anche il Giappone, nelle prossime settimane, consentirà questo genere di eccezioni, almeno in casi particolari. Crediamo che ciò avverrà presto. Poi ci sono le misure precauzionali specifiche imposte dalla Yamaha. Ma, se il governo darà la sua approvazione, la Casa consentirà ai suoi ingegneri di volare in Europa”.
In ballo c’è la correttezza dell’intero campionato. Perché, se è vero che il regolamento 2020 impone un massimo di 45 tra ingegneri e meccanici nel box di ogni squadra di MotoGP, per motivi di sicurezza, lo è altrettanto che ad oggi ben dieci tra quelli della Yamaha restano tuttora bloccati nel Paese del Sol Levante.
“Abbiamo chiarito che possiamo correre solo se si troverà una soluzione a questo problema”, conclude Jarvis. “In particolare, i nostri ingegneri giapponesi devono poter partecipare ai Gran Premi, altrimenti faremmo una grande fatica a gestire il weekend di gara. E lo stesso problema lo avrebbero Honda e Suzuki. Questo creerebbe una situazione di vantaggio ingiusto per i costruttori europei, perché solo loro avrebbero l’intero staff a disposizione. Il nostro timore è che il campionato del mondo ne uscirebbe falsato. Perciò è molto importante che questo problema venga risolto”.
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