L’ultima innovazione tecnologica che la Ducati vuole portare in MotoGP è l’intelligenza artificiale: le macchine prenderanno decisioni ingegneristiche?
Nel corso degli anni hanno portato in MotoGP le ali, le semi-carene sulle ruote, il famigerato cucchiaio, poi l’holeshot per abbassare il posteriore della moto. Tutte soluzioni tecnicamente all’avanguardia, molte delle quali poi copiate dagli avversari o addirittura proibite dalla Federazione motociclistica internazionale. Oggi la Ducati, a dispetto del congelamento dei progetti deciso a seguito della crisi coronavirus, è pronta a spostare l’asticella della tecnologia applicata alle corse ancora più in alto. Grazie ad una svolta innovativa chiamata intelligenza artificiale.
“Sono programmi, algoritmi matematici”, spiega Gabriele Conti, già ingegnere elettronico di Casey Stoner e Valentino Rossi e oggi responsabile software e strategie, ai microfoni del quotidiano sportivo Tuttosport. “Tra questi anche le famose reti neurali. Il cosiddetto machine learning, ovvero la capacità di avere strumenti di analisi sempre più evoluti, permette proprio di avere meno persone, di tagliare i tempi e i costi. Si tratta di una macchina che analizza la mole enorme di dati ed elabora strategie più velocemente di un uomo. L’intelligenza umana non può farlo, se non con un numero di persone e con tempi difficilmente gestibili per le corse. Tra un’uscita e l’altra nelle prove abbiamo cinque o sei minuti per analizzare il resoconto del pilota e prendere decisioni. E possiamo addestrare queste macchine a farlo”.
L’obiettivo di questo nuovo progetto lanciato in collaborazione con la multinazionale del computer Lenovo è quella di affidare sempre più scelte tecniche ai computer: “In questi anni abbiamo raccolto tantissimi dati, la base di partenza. All’inizio si tratta di cose che sai, che hai già sperimentato, proprio per verificare che le scelte della macchina combacino con le nostre. A quel punto si fa un ulteriore passo: man mano la macchina si auto-evolve, fino ad arrivare ad un punto in cui le affideremo le decisioni prima di poterle prendere o conoscere”.
Lo sviluppo di questa nuova frontiera sta appena muovendo i suoi primi passi. Ci vorrà ancora molto tempo prima che possa essere utilizzata a pieno regime: “Siamo solo ad una fase embrionale”, conferma l’uomo dell’elettronica Ducati. “Non ci stiamo lavorando da molti anni, ma da mesi. Siamo un po’ alla finestra, molto contenti dei primi risultati, ma ora vogliamo estenderli. Per arrivare ad essere sempre più veloci e corretti nell’analizzare i dati e arrivare ad un aiuto sostanziale anche nella progetazione delle nuove moto. Per me il futuro è questo”.
Ma quel che più conta è che i software non potranno mai sostituire l’uomo, che resta invece al centro della MotoGP: “Ci siamo domandati se queste macchine possano sostituire gli ingegneri: la risposta è no”, conclude Conti. “Lo stiamo facendo proprio per avere più strumenti e tempo possibile per preservare il rapporto con il pilota, per ascoltarlo. L’uomo è ancora fondamentale: il feeling lo fa andare forte o piano ed è qualcosa che non possiamo misurare, è quello che fa la vera differenza nel tempo sul giro. Per questo stiamo cercando aiuti: per poter essere di conforto al pilota e portarlo sempre al limite”.
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