A provocare l’incidente di Alex Zanardi sarebbe stata solo una tragica fatalità, un errore di traiettoria con la handbike. Ma si poteva evitare?
Una tragica fatalità. Questa sarebbe la causa all’origine del terribile incidente di cui è stato vittima venerdì scorso Alex Zanardi, alla guida della sua handbike. In sostanza, un errore umano. L’ex pilota di Formula 1 non era distratto dal cellulare, come ha chiarito l’esame dei filmati, ma avrebbe semplicemente sbagliato la traiettoria, perdendo il controllo e invadendo la corsia opposta nell’imbocco della curva al termine di una discesa, lungo la strada provinciale 146.
Questa è l’ipotesi che avanzerebbe nell’inchiesta, ancora in corso, condotta dai carabinieri di Montepulciano e coordinata dalla procura di Siena. L’unico indagato al momento risulta l’autista del camion contro cui si è scontrato Alex: il 44enne senese Marco Ciacci. Ma la sua iscrizione nel registro degli indagati è da intendersi solo come atto dovuto, hanno precisato gli inquirenti, e non necessariamente come un’indicazione di responsabilità da parte dell’uomo la cui posizione, anzi, va verso l’archiviazione. Nei giorni scorsi ha parlato con giornali e televisioni ribadendo di aver tentato di evitare la handbike, ma di non aver potuto fare nulla per impedire lo schianto, e per questo motivo sta vivendo in uno stato di shock e ha perso il sonno ormai da giorni.
Sarà tuttavia il consulente tecnico incaricato dal pm a ricostruire la dinamica della collisione, partendo dai punti d’impatto, dalla stima della velocità (che in quel tratto sarebbe stata comunque al di sotto dei 60 km/h), dal funzionamento del mezzo finito sotto sequestro e dalle eventuali sconnessioni del manto stradale.
Lo schianto di Zanardi, fatalità evitabile?
Un altro tema all’attenzione della procura è però quello dell’organizzazione della staffetta di ciclismo paralimpico Obiettivo Tricolore, alla quale stava partecipando il campione bolognese, che ne era stato tra l’altro anche uno dei promotori. In particolare ci si chiede se fossero rispettate le condizioni di sicurezza, se l’evento avesse ottenuto gli eventuali permessi necessari e se non fosse il caso di chiudere la strada. Ovvero, se questa tragica fatalità si potesse in qualche modo evitare.
Il ciclista Enrico Fabianelli, un altro componente della staffetta tra i testimoni, si difende sostenendo che “noi vedevamo la staffetta come una tranquilla pedalata tra amici, non competitiva, e dunque, da codice della strada, non c’era necessità di chiudere la strada. queste cose purtroppo succedono, è la fatalità. Forse in futuro però le strade andranno chiuse comunque”.
Tra le persone informate sui fatti ascoltate come testimoni figurano tra gli altri i rappresentanti istituzionali dei Comuni del territorio e i comandanti dei vigili urbani, le cui pattuglie stavano scortando il passaggio della carovana. Conferma anche il sindaco di Castiglion Fiorentino, Mario Agnelli, anch’egli tra i partecipanti in bicicletta: “La staffetta doveva unicamente rispettare il codice della strada, non c’era bisogno di autorizzazioni per fermare il traffico. La polizia è stata messa davanti al corteo solo per dare una cornice, per l’ingresso trionfale e festoso all’interno delle mura”.
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