È ancora polemica tra Indy e F1. I piloti americani sono più bravi?

Divampa ancora la polemica tra piloti di IndyCar e di F1. Gli esperti dell’ovale potrebbero davvero dominare nel Circus?

La partenza della 500 Miglia di Indianapolis 2019 (Foto Karl Zemlin/IndyCar)
La partenza della 500 Miglia di Indianapolis 2019 (Foto Karl Zemlin/IndyCar)

A riportare in auge quella che ormai potremmo definire una vecchia disputa è stato l’ex driver di F1 Stefan Johansson che da tempo gestisce la carriera del 5 volte campione Indy Scott Dixon.

Se c’è chi guarda a coloro che girano sui circuiti a stelle e strisce dotati soltanto di quattro curvoni veloci come a conduttori di serie B, qualcun altro la pensa esattamente all’opposto, ovvero che se calati nell’abitacolo di una monoposto della massima serie questi saprebbero umiliare i colleghi più noti e blasonati a livello mondiale.

Ad esempio parlando al podcast Beyond The Grid lo svedese ex Ferrari e McLaren si è detto convinto che il suo assistito avrebbe potuto tranquillamente portarsi a casa la coppa più prestigiosa se avesse avuto la chance di gareggiare in Europa.

“Quando ha conquistato il campionato per la prima volta nel 2003 fece un test con la Williams che andò molto bene”, ha ricordato. “Avremmo dovuto farne un secondo con la Rossa e organizzammo un meeting con il boss dell’epoca Jean Todt. Anche loro ci avrebbero tenuto”.

Il problema essenzialmente è stato trovarsi nel posto sbagliato al momento meno opportuno. “Col team di Grove sembrava fatta, ma allora la BMW era il suo sponsor principale e non accettava un debuttante sulla sua macchina”.

“Le tempistiche sono fondamentali in F1 e purtroppo non hanno giocato dalla sua parte, altrimenti sarebbe arrivato benissimo all’iride”, ha proseguito sicuro. “Non ne ho dubbi”.

Suo malgrado, quindi, il 39enne australiano si trovò costretto a rimanere in America. “Alla luce degli accadimenti riuscimmo a spuntare un ottimo accordo con Chip Ganassi per disputare la Indy e lì restammo”, ha concluso con rammarico il 63enne aprendo un interessante interrogativo su ciò che poteva essere.

Mentre molti interpreti delle competizioni del Vecchio Continente emigrano negli USA, è raro assistere al contrario. Quindi, finché questa tendenza non si invertirà non sapremo mai se chi corre sugli ovali è valido quanto o di più rispetto ad un comune formulista.

(©Getty Images)

Chiara Rainis

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