Ad un passo dal baratro finanziario a causa del mercato dell’auto congelato dal Coronavirus, la McLaren è riuscita a salvarsi.
Aveva dapprima chiesto aiuto al governo, ma vedendosi chiudere le porte in faccia aveva deciso di ipotecare fabbrica e vetture storiche per tentare di raccogliere quanto più denaro possibile. In ultimo, la scorsa settimana, si era recata in tribunale per portare la documentazione relativa al rischio fallimento per la mancata vendita delle macchine a seguito dell’emergenza sanitaria e non per propria negligenza. Per evitare il disastro totale la McLaren avrebbe dovuto trovare 280 milioni di sterline entro il 17 luglio.
Così da subito si è attivata la ricerca di qualche ente in grado di dare una mano. La prima risposta è arrivata nella giornata di lunedì, quando la National Bank of Bahrain ha accettato di firmare un assegno da 150 milioni di sterline in grado di alleviare le pene della Casa di Woking, che ora potrà con maggiore calma mettersi alla ricerca di fondi ulteriori per garantirsi un futuro.
Va specificato che la NBB non si è svegliata una mattina con l’ansia di occuparsi dell’automotive, ma si è mossa in quanto di proprietà per il 44% del Mumtalakat Holding Company, a sua volta azionista del brand inglese al 56%.
Decisamente a sorpresa considerato il blasone di prestigio che ha, la McLaren ha patito parecchio la crisi legata al Covid. In F1 è stata la prima a mettere in cassa integrazione il personale, nonché a ridurre lo stipendio dei due piloti Lando Norris e Carlos Sainz. Successivamente, con l’acqua sempre più alla gola, era stata costretta ad un taglio complessivo di 1200 dipendenti tra Circus, IndyCar, reparto produzione e quello tecnologia.
Le prossime settimane, dunque, saranno decisive per capire se il costruttore del Surrey potrà proseguire. Per il momento, comunque, un po’ di ossigeno è arrivato e questa è in ogni caso una buona notizia per tutti.
Chiara Rainis