A soli duecento chilometri dal circuito del Red Bull Ring, che ospita il Gran Premio d’Austria di Formula 1 questo weekend, si sono verificati dei contagi
“Quasi un’operazione militare”. Così Raymond Vermeulen, manager di Max Verstappen, definisce l’aspetto insolito del paddock del Gran Premio d’Austria di Formula 1, blindato per evitare qualsiasi contagio di coronavirus. “Io e Jos (Verstappen, padre di Max, ndr) non abbiamo ruoli qui”, ha spiegato al quotidiano De Limburger. “Tutto è super protetto, ciascuno resterà nella sua bolla e il contatto con persone di altri team sarà impossibile”.
L’allerta per evitare il rischio di infezioni è così elevata che, secondo il giornale Kronen Zeitung, persino la polizia locale ha avvertito i tifosi di non cercare di avvicinarsi al Red Bull Ring. “Non ci sarà nulla da vedere”, ha affermato una fonte delle forze dell’ordine.
Contagi da coronavirus vicino al Red Bull Ring
Questi livelli così elevati di attenzione sono giustificati, perché nei giorni scorsi sono stati registrati alcuni casi di Covid-19 a Lienz, nella zona meridionale dell’Austria, a poco più di duecento chilometri dal circuito dello Spielberg: insomma, un focolaio attivo a non troppa distanza dalla Formula 1.
Il rischio che un ingegnere, un meccanico o addirittura un pilota venga contagiato è dunque assolutamente da evitare. Nel caso in cui questa sfortunata ipotesi coinvolgesse solo poche persone, potrebbero subentrare le riserve e il Gran Premio continuerebbe come previsto.
Cosa succederebbe alla Formula 1
Ma se il contagio dovesse essere più diffuso, allora le cose si metterebbero davvero male: la squadra coinvolta potrebbe addirittura essere costretta a saltare le qualifiche o la gara: “Il tampone richiede 24 ore per il risultato”, ha spiegato il team principal della Renault, Cyril Abiteboul. “Se avvenisse al sabato mattina, si potrebbe non riuscire a disputare le prove”.
“Ovviamente non possiamo sostituire tutti e ottanta i nostri uomini”, ammette il plenipotenziario della Red Bull, Helmut Marko, “ma a tutto il resto abbiamo pensato fin nei minimi dettagli”. Ora non resta che incrociare le dita.