Si continua a discutere sulla presunta irregolarità del motore Ferrari 2019. Mercedes e Red Bull vogliono trasparenza, Binotto difende la Rossa
Il fuoco cova sotto la cenere, ma non è certamente spento. Mercedes e Red Bull non hanno smesso di cercare risposte a proposito del controverso accordo segreto stretto a fine febbraio tra la Ferrari e la Federazione internazionale dell’automobile. Quello, per intenderci, che ha chiuso e al tempo stesso insabbiato l’indagine sulle presunte irregolarità del motore usato l’anno scorso dalla Rossa.
Anche se la questione è finita in secondo piano negli ultimi mesi, dove l’onore delle cronache è stato comprensibilmente riservato tutto alla crisi coronavirus, i rivali di Maranello sono ancora intenzionati ad ottenere tutti i necessari chiarimenti. “Non abbiamo fatto passi indietro”, ha spiegato il team principal della Mercedes, Toto Wolff. “A Melbourne decidemmo che, per l’inizio della stagione, mentre il coronavirus stava iniziando a diffondersi in Italia, non fosse il momento opportuno per tirare fuori questa ulteriore controversia”.
I rivali della Ferrari chiedono chiarezza sulla regolarità del motore
Ma ora il caso è pronto ad esplodere di nuovo: “In questa epoca la trasparenza e il buon governo sono estremamente importanti, e il fatto in questione è difficile da giudicare. La nostra posizione è che stiamo monitorando la situazione. Non siamo contenti dello scorso anno, quando siamo stati costretti a tirare la corda per poter essere competitivi con la Ferrari, che era difficile da affrontare. Aspettiamo di vedere come inizierà e proseguirà la stagione e poi rivaluteremo cosa fare, insieme agli altri team”.
Il boss della Red Bull, Christian Horner, aggiunge che la ritrosia espressa dalla Ferrari a fornire ulteriori dettagli “non fa altro che promuovere i sospetti. Immediatamente ci chiediamo che cosa contenga quell’accordo. Per noi una macchina o è legale o è illegale. Questa domanda è stata posta alla Fia, che ci ha detto che sarebbe contenta di rivelare quel documento, ma che hanno bisogno del permesso della Ferrari. La cosa più sana sarebbe metterlo sul tavolo, se anche la Ferrari volesse, così terminerebbero tutte le voci”.
La difesa di Mattia Binotto
Ma il capo della Ferrari Mattia Binotto ha difeso la presa di posizione del suo team: “Penso che la risposta sia semplice. Prima di tutto non ci sono state chiare violazioni delle regole, altrimenti saremmo stati squalificati. Il motivo per cui non vogliamo rivelare il documento è per difendere la proprietà intellettuale del progetto del nostro motore. Nessuno nel paddock sarebbe felice di rendere note le proprie informazioni confidenziali”. Dunque è solo un fatto di copyright, oppure dietro si nasconde qualcosa di più?