Si è svolto regolarmente prima del via del GP d’Austria il gesto dei piloti di F1 contro il razzismo. Ma Hamilton denuncia: “Alcuni restano in silenzio”
Si è svolta a pochi minuti dalla partenza del Gran Premio d’Austria l’espressione di solidarietà collettiva dei piloti di Formula 1 contro il razzismo. I protagonisti si sono riuniti per una foto di gruppo sul traguardo del Red Bull Ring, indossando le magliette nere con le scritte “Black Lives Matter” e “End Racism”.
E alcuni di loro si sono anche inginocchiati, unendosi al gesto diffusosi nel mondo dello sport globale, nell’ambito delle proteste per l’uccisione dell’afroamericano George Floyd a Minneapolis nel maggio scorso. Eppure, non tutti i corridori hanno deciso di aderire a questo appello. A non mettersi in ginocchio, oltre a Charles Leclerc (che già lo aveva preannunciato ieri), sono stati Max Verstappen, Antonio Giovinazzi, Daniil Kvyat, Carlos Sainz e Kimi Raikkonen.
Ieri, il loro stesso sindacato, la Grand Prix Drivers’ Association, aveva infatti diramato un comunicato in cui si leggeva che i piloti avrebbero avuto “la libertà di mostrare il loro sostegno alla fine del razzismo nel modo che preferiscono”, e dunque sarebbero stati “liberi di scegliere se farlo prima della partenza di domenica”.
Alcuni, in effetti, hanno deciso di non far sentire affatto la propria voce a sostegno del movimento Black Lives Matter. Per il disappunto e la delusione di Lewis Hamilton, che maggiormente si è esposto pubblicamente su questa tematica.
“C’è ancora del silenzio in molti casi”, ha spiegato il campione del mondo in carica. “Credo che ci siano alcuni che non comprendono ancora cosa stia accadendo e quali siano i motivi dietro a queste proteste. Io continuerò a cercare di essere il leader in tal senso, per influenzare il maggior numero di persone possibili”. Compresi i suoi colleghi più indifferenti.
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