In Ferrari cominciano a circolare voci di licenziamento per Mattia Binotto: il suo sostituto nel ruolo di team principal è Antonello Coletta
“Se fossi in Binotto, avrei paura di una chiamata da parte del capo”. Ad avvisare con queste parole inequivocabili il boss della Ferrari, subito dopo il disastro del Gran Premio di Stiria, era stato un uomo che la Formula 1 la conosce bene come Ralf Schumacher, nel suo commento ai microfoni di Sky Germania.
Del resto non occorre essere un addetto ai lavori per rendersi conto che la poltrona al vertice della Scuderia oggi è più bollente che mai. Se nel calcio, quando la squadra non ottiene le prestazioni sperate, il primo a rischiare il posto è l’allenatore, nell’automobilismo questo ruolo di capro espiatorio spetta inevitabilmente al team principal.
Specialmente se, come nel caso dell’ingegnere italo-svizzero, racchiude in sé la direzione sportiva ma anche quella tecnica. Binotto non ha responsabilità solo per la gestione rivedibile dei due piloti Charles Leclerc e Sebastian Vettel, culminata nell’harakiri di domenica, ma anche e soprattutto nel progetto di una SF1000 nata malissimo.
Se Binotto salta, promosso Coletta
La chiamata del licenziamento pronosticata da Schumacher, a dire il vero, per ora non è arrivata. Ma il presidente John Elkann e l’amministratore delegato Louis Camilleri hanno ragionato, eccome, su una sua sostituzione. Tanto da individuare anche il nome del suo potenziale rimpiazzo, rivela oggi il Corriere della Sera: Antonello Coletta, attuale responsabile delle attività sportive Gran Turismo del Cavallino rampante.
Insomma, una scelta interna, non traumatica, in linea con la decisione imposta fin dai tempi del compianto Sergio Marchionne di promuovere le seconde e terze linee su base meritocratica, invece di strappare i migliori tecnici con una campagna acquisti mirata dalla concorrenza. La fiducia a Mattia Binotto, dunque, per ora è rinnovata, ma a tempo. Se gli sviluppi alla vettura già programmati per i prossimi Gran Premi non dovessero sortire i frutti sperati, ovvero se la Rossa non invertisse la tendenza finora devastante di questo inizio di stagione 2020, per la sua esperienza al vertice di Maranello sarebbe la fine.
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