I vertici Ferrari hanno replicato alle voci che darebbero Binotto presto rimosso dal ruolo di team principal dopo le recenti delusioni.
A quanto pare e almeno per un altro po’ il muretto di Mattia Binotto dovrebbe essere salvo. A farlo capire è stato l’amministratore delegato della Rossa Louis Camilleri e per un motivo pratico ben preciso. Ad aiutare l’ingegnere nato in Svizzera, per il momento non all’altezza del compito ereditato da Maurizio Arrivabene avendo mancato entrambe le monoposto sotto il suo controllo e spesso incapace di gestire le tensioni tra Vettel e Leclerc, sarebbero state le regole imposte dalla FIA a seguito dell’emergenza sanitaria.
Lo stringente budget cap introdotto a partire dal 2021 porterà ad una riduzione del personale addetto alla F1 dal 1400 unità a poco più di 1000, per questo in Ferrari avrebbero deciso di non aggiungere altri scossoni a quelli che inevitabilmente si vivranno da qui a qualche mese.
La chiacchiera che avrebbe voluto un cambio al comando della Squadra Corse è partita da Il Corriere della Sera. Addirittura era stato indicato un sostituto, tale Antonello Coletta, attualmente boss delle Competizioni GT e Corse clienti del marchio.
Ma davvero Binotto può tirare un sospiro di sollievo, o le parole dell’ad del Cavallino varranno alla pari dello “stai sereno” di renziana memoria? Noi abbiamo dei dubbi. Non va dimenticato che il progetto sbagliato della vettura 2020, si trascinerà pure il prossimo anno; alla stessa maniera la modalità poco elegante e in tempi sbagliati in cui ha comunicato a Seb il suo licenziamento non gli hanno fatto onore, in quanto non solo ha messo uno dei suoi driver in una posizione debole già prima dell’avvio del campionato, ma altresì ha gettato benzina sul fuoco su una situazione interna già delicata come in più occasioni si è visto nella passata campagna, quando i due galletti in lotta tra loro hanno fatto perdere punti importanti alla scuderia. Dunque, non è da escludere che, se dovesse verificarsi una recidiva, il ruolo del 50enne nell’equipe potrebbe radicalmente cambiare.
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Chiara Rainis
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