In ritardo in qualifica, peggio ancora in gara, la Ferrari vista all’Hungaroring è stata l’esatto specchio del ginepraio in cui lei stessa si è cacciata.
Che cosa sia la Rossa del 2020 ce lo racconta in maniera nuda e cruda la classifica costruttori con il suo brutale punteggio di 121 per la Mercedes contro 27 per la Ferrari. Basterebbero quindi questi due semplici numeri per riassumere tutta la drammaticità di una situazione del Cavallino che si preannuncia essere tale pure nel 2021.
Eppure, che ci fosse qualcosa di sbagliato nel progetto della SF1000 era parso chiaro già dall’inverno quando dalla galleria del vento arrivavano voci sconfortanti. A conferma di ciò erano seguiti i test del Montmelo, mai come in questa occasione traumatici per la scuderia di Maranello, ma ciò nonostante il team anziché mettersi a lavorare per correre ai ripari aveva preferito dedicarsi ad altro. Ad esempio al licenziamento di Sebastian Vettel e alla sua sostituzione con Carlos Sainz. Una mossa di mercato sbagliata nel modo e nelle tempistiche, che l’ha fatta arrivare alla prima gara della stagione in Austria completamente sfasata e tecnicamente indietro rispetto alla concorrenza.
Ciò significa che se al terzo GP del mondiale la Rossa si è fatta doppiare da Hamilton con entrambe le vetture può biasimare soltanto sé stessa poiché distratta dalla politica e da faccende extra-sportive. Immobile durante la fase di chiusura per l’emergenza sanitaria mentre i rivali si rimboccavano le maniche, alla luce del deficit mostrato nel primo appuntamento di Spielberg ha tentato di recuperare inserendo delle modifiche all’auto che non hanno dato il risultato sperato.
Adesso, nel periodo che la divide dalla trasferta della Gran Bretagna, l’equipe modenese dovrà fare un reset completo per capire come fare per raddrizzare una situazione tra il deludente e l’imbarazzante e soprattutto per evitare che i suoi piloti si sentano sfiduciati e rassegnati ancora prima di partire.
Chiara Rainis