Wolff e l’omertà sul caso Racing Point: “Non so che macchina sia”

Seppure l’Ungheria stia dimostrando che la Racing Point non è altro che una Mercedes mascherata, il team tedesco resta sul vago.

Toto Wolff (Foto Steve Etherington/Mercedes)
Toto Wolff (Foto Steve Etherington/Mercedes)

E’ vero, nelle qualifiche del GP di Budapest tra le due W11 di Hamilton e Bottas e le RP20 di Stroll e Perez il distacco ha toccato il secondo. Eppure, forse più che nei round precedenti dell’Austria, è emersa la somiglianza.

L’intero paddock della F1 e probabilmente pure la FIA stessa nutrono la certezza che dietro all’improvviso sbocciare della Racing Point, fino a qualche mese fa in lotta al massimo per la top 5, non ci sia una particolare intuizione tecnica, bensì un esercizio di copia incolla dai vecchi progetti Mercedes. Ciò malgrado tutti parlano e nessuno agisce. Neppure la Renault, che dal canto suo ha chiesto alla Federazione di avviare un’indagine sui disegni, parrebbe in grado di fermare la cavalcata tedesca verso il monopolio del podio.

Per questo, il boss delle Frecce d’Argento Toto Wolff ha potuto permettersi di nicchiare sull’argomento quando pizzicato da Motorsport.com.

“Sono felice per l’ex Force India”, ha affermato vagheggiando e mostrandosi piacevolmente colpito dall’evento. “Negli ultimi anni è stato detto più volte che per i piccoli team era impossibile accedere alle prime file ed invece eccoci qui. È la prova che chi ha un’idea può fare un salto di qualità. Credo sia una lezione da imparare”.

Il manager austriaco ha poi addirittura preso le distanze da quanto potrebbero aver fatto a Silverstone, sostenendo che qualunque esercizio di copiatura sia stato operato a sua insaputa.

“Non posso vedere cosa c’è sotto la carrozzeria della loro monoposto. Da parte nostra credo che tutto sia stato fatto nel rispetto dei regolamenti”, ha asserito. “E’ probabile che abbiano riprogettato la nostra W10 acquistando da noi parti non elencate nel 2019, e adesso stanno solo facendo un buon lavoro”.

Ma com’è possibile, ci chiediamo, che il responsabile di una scuderia non sappia se un suo cliente sta effettuando operazioni illegali a lei legate? E ancora ci viene da pensare. Non sarà mica per questo motivo che da subito la Casa della Stella si era schierata con le piccole equipe per favorire l’introduzione del budget cap andando palesemente contro un altro grande costruttore come Ferrari?

Racing Point (Getty Images)

Chiara Rainis

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