L’uscita di scena di Marquez ha aperto la migliore chance di titolo per Andrea Dovizioso e la Ducati. È tempo di accantonare le loro divergenze
Fino a questo weekend, tra Andrea Dovizioso e la Ducati si respirava già quasi aria da separati in casa. Le trattative per il rinnovo del contratto procedevano a rilento e l’impressione era che la fiducia della Rossa nei confronti del suo capitano fosse in crisi, tanto da andare in cerca di alternative sul mercato (Jorge Lorenzo?) e da mettere in dubbio addirittura le sue motivazioni.
Ma l’esordio stagionale del Gran Premio di Jerez ha cambiato tutte le carte in tavola. Non solo, infatti, Desmodovi ha agguantato con le unghie e con i denti un podio sulla pista forse a lui storicamente più ostica. Ma contemporaneamente il suo grande rivale delle ultime tre stagioni, Marc Marquez, è volato fuori dalla gara e, con ogni probabilità, anche dal Mondiale.
Dovizioso e la Ducati hanno bisogno l’uno dell’altra
Per il triplice vicecampione, potersi giocare il titolo in assenza dell’unico pilota che è riuscito a stargli davanti dal 2017 ad oggi è un’occasione da non perdere. Per la Casa di Borgo Panigale, la migliore chance da tredici anni a questa parte di salire sul tetto del mondo. Un’occasione imperdibile, che non si ripresenterà più. Troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire per colpa dei malumori o dei litigi interni.
Ed ecco che, paradossalmente, proprio l’infortunio di Marquez potrebbe aver rappresentato quell’elemento esterno in grado di ricompattare la squadra bolognese. A Dovizioso serve una formazione che lo sostenga, alla Ducati un pilota che conosca la Desmosedici come le sue tasche. Non c’è altra accoppiata possibile, almeno al momento.
Anche il calendario gioca a favore della coppia Dovizioso–Ducati. Dopo la trasferta a Brno del 9 agosto ci sarà la doppia gara del Red Bull Ring, dove la moto italiana ha sempre vinto da quando ci corre la MotoGP. Questa striscia di circuiti amici potrebbe lanciare il forlivese verso una piccola fuga in classifica generale, da consolidare poi sui tracciati successivi (Misano, Barcellona, Le Mans, Aragon), dove in genere ha ottenuto buoni risultati. L’importante è che lui per primo ci creda. E, naturalmente, anche la sua scuderia.
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