In una F1 di piloti “da ufficio”, qualcuno riesce ancora a distinguersi e a sorpresa è uno dei più giovani del gruppo: Norris.
Spesso in questi anni abbiamo criticato i driver 2.0 dipingendoli come dei viziati lontanissimi da quelli eroici di un tempo pronti ad affrontare qualsiasi tipo di rischio e, perché no, anche a sporcarsi le mani aggiustandosi la macchina da portare in gara. Lo scorso fine settimana a Budapest, però, un episodio ha fatto capire che non tutto è perduto e che qualcuno con un briciolo di intraprendenza esiste ancora in quel mondo dorato e privilegiato che è il Circus.
Preoccupato per i pesanti ritmi di lavoro a cui è stato obbligato il suo box dal calendario del mondiale post Covid, a Budapest lo scorso weekend Lando Norris ha deciso di smettere i panni del driver per indossare quelli di meccanico. Anziché scappare con il primo volo per tornare a casa, l’inglese della McLaren domenica sera è rimasto in circuito per dare una mano a smantellare tutto.
“Rispetto a loro che devono montare le auto e gestirle, noi abbiamo un fine settimana molto più leggero”, ha spiegato il suo gesto galante e in un certo senso fuori dal comune. “Personalmente sono abbastanza allenato da poter affrontare un GP e non essere stanco morto alla fine, quindi per me non è un problema dare un contributo”.
Mostrando una certa dose di maturità, il 20enne ha poi voluto sottolineare come i compiti di chi si deve muovere nel garage siano diventanti ancora più complicati a causa del distanziamento sociale.
“E’ importante salvaguardarli e assicurarsi che si trovino nelle migliori condizioni. Mi riferisco specialmente agli addetti ai pit stop in quanto hanno un grande impatto sulla prestazione finale. Non va dimenticato che è a volte è grazie a loro se si riesce a sopravanzare un avversario”, ha concluso non nascondendo un po’ di sano opportunismo nella scelta di aiutare i ragazzi del team.
Chiara Rainis
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