Quella che doveva essere una rivoluzione ai vertici della Ferrari dopo l’inizio flop di campionato si è trasformato in un intervento troppo limitato
Una nuova area tecnica, denominata Performance Development (in italiano, sviluppo delle prestazioni) e affidata ad Enrico Cardile, ex boss dell’aerodinamica. Si è ridotta a questo rimpastino, che ha lasciato inalterate le posizioni apicali di tutti gli altri tecnici, quella che doveva essere un’autentica rivoluzione ai vertici della Ferrari, a seguito del peggior inizio di campionato degli ultimi anni per la Rossa.
Un intervento troppo limitato per poter avere un impatto reale sui difetti della Scuderia. Questa è l’opinione, almeno, di molti addetti ai lavori, in testa Ralf Schumacher, fratello di quel leggendario Michael che portò a Maranello ben cinque titoli mondiali e anch’egli ex pilota di Formula 1. “Mi sembra che stiano cercando di dimostrare al mondo esterno che stia cambiando qualcosa”, ha dichiarato Ralf ai microfoni di Sky Germania. “Ma non sono interamente sicuro che questa sia la soluzione”.
Il tedesco, infatti, prevede che al Cavallino rampante servirà molto tempo per riportare le prestazioni in pista ai livelli che ci si aspettano da questa squadra: “Le vetture di F1 sono molto complesse”, prosegue Ralf. “Se qualcosa va storto da qualche parte, prima di tutto bisogna capire dove sta il problema. Questo è un compito che durerà certamente almeno fino all’inverno, perciò l’unica cosa che possono sperare è di migliorare il prossimo anno”.
Quanto alla dimensione organizzativa, i problemi sono ben più profondi di quelli che sono stati affrontati con una singola nomina: l’unica vera strada per risolverli sarebbe quella di ripartire da zero. “Suggerirei di demolire, scavare una buca profonda e gettare nuovamente le fondamenta, con molto acciaio”, conclude Schumacher.
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