FCA si prepara alla produzione di mascherine di protezione in due apposite aree degli stabilimenti di Mirafiori e Pratola Serra.
FCA non abbassa la guardia davanti all’epidemia di Coronavirus. Negli stabilimenti di Pratola Serra (AV) e Mirafiori (TO) è iniziata la produzione delle mascherine chirurgiche promossa dalle autorità governative italiane attraverso il Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri.
A Mirafiori sono arrivate le prime quattro macchine industriali presso l’officina 63 e a breve saranno avviati i primi processi produttivi. Complessivamente saranno 25 le linee che saranno predisposte a Torino. Altre 19 saranno verranno allestite a Pratola Serra su un’area appositamente allestita di 9.000 metri quadrati. L’obiettivo è produrre 27 milioni di mascherine al giorno per non farsi trovare impreparati in vista del prossimo autunno-inverno. A dedicarsi a questa produzione sanitaria saranno 600 dipendenti divisi nei due impianti Fca.
Mirafiori e Pratola Serra rappresentano due nuclei fondamentali della produzione industriale italiana. Nello stabilimento piemontese, con i suoi 81 anni di vita, lavorano circa 20mila persone. Qui vengono realizzate le Maserati Levante, Ghibli e Quattroporte e la Nuova Fiat 500 ad alimentazione elettrica che sarà commercializzata in autunno. Nell’impianto irpino, nato nel 1994, lavorano 1.800 dipendenti: qui vengono fabbricati 250mila motori l’anno.
I dispositivi prodotti verranno distribuiti sull’intero territorio nazionale con l’ausilio della Protezione Civile. “Questa iniziativa – commenta Pietro Gorlier, COO della Regione EMEA di FCA – rientra in un’azione più ampia che abbiamo portato avanti in ambito mondiale per sostenere le realtà locali in cui siamo presenti ed in particolare i nostri dipendenti. In particolare in Italia abbiamo messo a disposizione le nostre eccellenze sul fronte industriale fin dalle prime battute della pandemia e ci siamo fortemente impegnati con tutte le nostre società con molteplici iniziative concrete su più fronti a sostegno delle organizzazioni sanitarie italiane e internazionali”.