Vettel non nasconde la paura per la possibile tattica della Ferrari che privilegia Leclerc. Anche il paddock ne è convinto.
Al principio era stato lo stesso Sebastian Vettel a gettare il seme del timore del sabotaggio adottando il furbesco metodo della negazione. Sabato scorso, al termine delle qualifiche sul circuito di Silverstone concluse in una mediocre decima piazza, dopo aver definito la SF1000 poco adatta alle sue caratteristiche si era lasciato scappare una considerazione.
“Credo che i ragazzi stiano dando il massimo. Non penso che ci siano cattive intenzioni da parte di nessuno. Dobbiamo guardare avanti e cercare di uscire dalle difficoltà”, le sue parole che anziché allontanare palesano il dubbio che qualcuno, dai piani alti, possa aver deciso di penalizzare il box #5.
Non fosse abbastanza, analizzando con i media tedeschi un GP che lo ha visto tagliare il traguardo nella medesima posizione da cui era partito Seb ha affermato questa volta in maniera più chiara e netta: “C’è qualcosa di sbagliato o in me o nella macchina. Sulla carta le due monoposto dovrebbero essere simili, quindi non può trattarsi dell’assetto. In effetti perdo su tutto il giro, non in un settore preciso”.
Che alla Ferrari abbiano davvero deciso di lasciar naufragare il tedesco che, ricordiamo, era stato ingaggiato nel 2014 per replicare quanto fatto con il connazionale Schumacher?
A questo punto nulla è da escludere. In fin dei conti funziona così da sempre in F1. Chi sa di andare via viene abbandonato assieme alla sua vettura. Ogni pezzo nuovo o in grado di regalare quel decimo in più, viene montato sulla macchina di chi resta.
Convinto di questa strategia, senz’altro poco lusinghevole, si è proclamato anche Helmut Marko stupito della rapidità di Leclerc nei confronti del suo ex driver. Insomma, con la sua solita malizia, il talent scout della Red Bull ha buttato lì l’idea che al Cavallino si sia già deciso su chi puntare togliendo ogni speranza all’altro.
Chiara Rainis