Caso Ferrari, in tanti vorrebbero la testa di Binotto. Hanno ragione?

Sono in molti a chiedere il licenziamento di Binotto causa, secondo loro, del periodo difficile che sta attraversando la Ferrari.

Il team principal della Ferrari, Mattia Binotto (Foto Ferrari)
Il team principal della Ferrari, Mattia Binotto (Foto Ferrari)

Se si segue il principio per cui il pesce puzza dalla testa, l’origine dei problemi della Rossa dovrebbe essere rappresentato da Mattia Binotto, ovvero colui che sulla carta avrebbe dovuto garantire dei netti progressi a partire dal 2019 avendo, a differenza del suo predecessore, competenza in materia motoristica, e che invece ha fallito miseramente contribuendo ad alimentare un clima teso e poco sinergico all’interno del gruppo. Convinto come tanti altri che la decisione di dare pieni poteri al tecnico nato Svizzera sia stato un grosso errore da parte della Presidenza formata dalla premiata ditta John Elkann – Louis Camilleri, si è proclamato Colin Kolles, ex boss di Spyker e Hispania.

“Parliamo di un ottimo ingegnere, ma non non è detto che sia necessariamente un buon responsabile. anzi, dal mio punto di vista non si possono rivestire entrambe le funzioni in contemporanea”, ha dichiarato ad AvD Motorsport Magazin. Oltre ad essere il personaggio sbagliato al posto sbagliato, il 50enne si sarebbe fatto affiancare anche da assistenti non sufficientemente preparati.

“Io lo conosco. E’ una persona plasmata dai numeri, non dalle emozioni. Non ha calore e non comprende l’aspetto psicologico”, ha affermato in tono non esattamente lusinghiero. In effetti il capo della Ferrari ha dimostrato di non capire il disagio palesato da Vettel già lo scorso anno e nel 2020 gli ha dato la mazzata definitiva licenziandolo brutalmente prima dell’avvio del campionato.

“Il problema è come Sebastian è stato scaricato. Sulla stampa è stato fatto circolare che voleva uno stipendio elevato, ed invece non era così. Ha soltanto ricevuto una telefonata con la scusa del Covid”, ha proseguito nella schietta riflessione. “L’annuncio della separazione è arrivato troppo presto e questo ha distrutto la loro stagione. Comunque il tedesco non è mai stato supportato abbastanza”.

Per il manager romeno-tedesco la scuderia di Maranello ha compiuto un grave sbaglio nel recente passato. “Seb poteva vincere il mondiale, ma non è mai stato trattato da prima guida. I piloti sono sensibili e avvertono subito quando non si sentono appoggiati”. In realtà Raikkonen non ha mai fatto nulla per dare fastidio al driver di Heppenheim fino al 2018, tuttavia è condivisibile il fatto che il 33enne non sia mai riuscito ad inserirsi davvero nell’equipe modenese.

Chiara Rainis

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